Pillat, Ion
poeta romeno (Bucarest 1891-1945). Esordì sotto l'influsso parnassiano (Visioni pagane; Eternità di un attimo, 1914); subì più tardi l'influsso del simbolismo, per inserirsi definitivamente, con un'elaborazione originale di questi apporti culturali, nella corrente nazionale del modernismo tradizionalista, collaborando alla rivista (Risalendo l'Arges, 1923; Chiesa di un altro tempo, 1926; Schiarite, 1928). Aristocratico per nascita e per formazione, Pillat è classico per l'equilibrio del temperamento; attraverso il nitore marmoreo del verso passa però il brivido di una malinconia sottile, che conferisce a questa poesia un fascino tutto moderno. Un viaggio in Grecia ispirò l'ultima fase della sua attività: nelle raccolte Lo scudo di Minerva e Riva perduta l'Ellade è sentita come la patria d'elezione perduta. Orientato verso un ideale di bellezza apollinea, respinse le esperienze dell'avanguardia, giudicate estranee allo spirito “mediterraneo” della romenità latina. Introdusse nel circolo della cultura romena, con traduzioni raffinate, poeti come Francis Jammes, Saint-John Perse, Claudel, Stefan George, Rilke, dei quali lasciò ritratti penetranti (Ritratti lirici).