Jammes, Francis
scrittore francese (Tournay, Hautes-Pyrénées, 1868-Hasparren, Basses-Pyrénées, 1938). Impiegato presso un notaio di Orthez, fece pubblicare nel 1891 e nel 1892 le prime poesie, Sonnets e Vers, inviandole a Mallarmé e a Gide dai quali gli venne l'incoraggiamento a proseguire lungo la strada intrapresa, agli inizi della quale la sua voce originale venne a incontrarsi con la poetica simbolista. Il frutto di quell'incontro, insieme ingenuo e ricercato, inimitabile nell'accento quasi prosastico e nell'amore per le minute cose e i sereni paesaggi del Béarn, porta i titoli di Un jour (1895), De l'angélus de l'aube à l'angélus du soir (1898), Le deuil des primevères (1901). La stessa atmosfera idillica e rarefatta, se pur con accentuazioni di affettato arcaismo, si ritrova nei romanzi Clara d'Ellébeuse (1899), Almaïde d'Étremont (1901), Le roman du lièvre (1903), Pomme d'Anis (1904). Andava intanto maturando la conversione al cattolicesimo e quindi la polemica con l'amico Gide che avrebbe modificato, se non i toni, i contenuti (religiosi) della sua poesia e le forme (quasi neoclassiche): Clairières dans le ciel (1906), Les Géorgiques chrétiennes (1911-12), Quatre livres de quatrains (1923-25), Ma France poétique (1926), Sources (1936) e Le poème d'ironie et d'amour (postumo, 1950). Tra le ultime prose o romanzi: Le poète rustique (1920), Les caprices du poète (1923), Janot poète (1928), Pipe Chien (1933). I numerosi volumi di lettere pubblicati (a Gide, Albert Samain, Colette, Valéry Larbaud) stanno a indicare il profondo influsso di Jammes sulla poetica contemporanea.