Michaux, Henri

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poeta e pittore francese (Namur 1899-Parigi 1984). Nel 1921 s'imbarcò come marinaio per le Americhe. Fu poi in India, Malesia, Cina, Egitto, Italia, Portogallo, ecc. Scoperto da Paulhan nel 1927, fu imposto all'attenzione del pubblico da Gide nel 1941. Fin dalle sue prime opere, per la maggior parte in prosa poetica, Michaux si colloca nella tradizione di Lautréamont, Rimbaud, Jarry, Kafka, affiancando i surrealisti con esperienze rigorosamente individuali, dai viaggi reali e immaginari del periodo 1921-57 all'uso della mescalina e altre droghe, in una continua ricerca dell'essenziale. Nella prima fase, quella dei viaggi reali, si situano i resoconti in prosa poetica di Ecuador (1929), Mes propriétés (1930), Un barbare en Asie (1933), con la fugace puntata nel proprio mondo interiore di Qui je fus (1927). Di qui parte per i viaggi immaginari, capolavori di descrizione di un universo insolito e impossibile (Lointain intérieur, 1938; Plume, 1938; Épreuves-Exorcismes, 1945; La vie dans les plis, 1949; Face aux verrous, 1954) o di paesi inesistenti (Voyage en Grande Garabagne, 1936; Ici Poddema, 1946; Portraits des Meidosems, 1948). Approda quindi all'esperienza della droga, assunta in quanto strumento di conoscenza dell'umana realtà. Le opere che ne scaturiscono si configurano come operazioni di scrittura automatica. Tra i titoli più significativi: L'infini turbulent (1957), Connaissances par les gouffres (1961), Les grandes épreuves de l'esprit (1966), Façons d'endormi, façons d'éveillé (1969), Emergences-Résurgences (1972), Face à ce qui se dérobe (1975), Coups d'arrêt (1976), Par des traits (1984), Déplacements dégagements (postumo, 1985), Affrontements (postumo, 1986). L'amicizia per P. Klee e Max Ernst favorì l'accostamento di Michaux alla pittura. Nel 1926 cominciò ad accompagnare con disegni i suoi scritti, ma le sue esperienze grafiche rimasero occasionali; soltanto intorno al 1948 la pittura divenne per lui un'attività autonoma, parallela a quella letteraria. I suoi acquerelli, guazzi, inchiostri e oli si svolgono nel filone dell'arte informale, mutuando dal surrealismo la poetica della scrittura automatica, nel rifiuto, quindi, di qualsiasi “messaggio” deliberato. Negli ultimi anni della sua vita, pur affermando la superiorità dei segni grafici sulla parola scritta, ha associato disegni e testo in Saisir (1979) e Par des traits (1984).

Bibliografia

R. Bellour, Henri Michaux ou une mesure de l'être, Parigi, 1965; R. Bréchon, Henri Michaux, Parigi, 1970; S. Crapiz, Henri Michaux. Le poetiche dello spazio interiore, Firenze, 1990.

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