Mattèo (apostolo, santo)
IndiceBiografia
(aramaico Mattaj, dono di Yahwèh). Uno degli apostoli, santo; autore secondo la tradizione del primo degli evangeli sinottici. Il suo nome compare in tutti gli elenchi degli apostoli (Matteo 10,3; Marco 3,18; Luca 6,15; Atti 1,13). Nell'evangelo a lui attribuito, al nome dell'apostolo segue la qualifica di “pubblicano” o esattore delle imposte. Si tratta del pubblicano di Cafarnao che Gesù vide “seduto nell'ufficio delle tasse” e invitò a seguirlo. Dopo questa chiamata egli ricevette Gesù e i suoi discepoli in casa sua, insieme ad altri pubblicani e peccatori. Questo stesso personaggio viene chiamato tuttavia nei passi paralleli di Marco (2,13-17) e Luca (5, 27-32) con il nome di Levi. Probabilmente egli aveva entrambi i nomi e dopo la conversione deve essere stato chiamato Matteo a preferenza di Levi. Dopo la morte di Cristo, avrebbe predicato il cristianesimo agli Ebrei e poi ad altri popoli. Festa il 21 settembre nella Chiesa latina, il 16 novembre in quella bizantina, il 19 ottobre in quella copta.
Matteo. L'apostolo raffigurato in un mosaico della chiesa di San Vitale a Ravenna.
De Agostini Picture Library/A. De Gregorio
Iconografia
Nell'iconografia cristiana il santo è raffigurato per lo più come evangelista, nell'atto di scrivere, assistito dall'angelo che è il suo simbolo, ma talvolta compare anche come pubblicano (con la borsa e la bilancia) o come apostolo (con la lancia simbolo del martirio). Tra le raffigurazioni più celebri vi sono la statua del Ghiberti all'Orsammichele di Firenze, il dipinto con la Vocazione eseguito dal Carpaccio per la Scuola di S. Giorgio degli Schiavoni a Venezia, quelli di Poussin, di Rembrandt, la Cena in casa di Levi del Veronese e le tele del Caravaggio con la Vocazione e il Martirio in S. Luigi dei Francesi a Roma.
Vangelo di Matteo
Il primo degli evangeli sinottici, cronologicamente posteriore, però, a quello di Marco. Il materiale che vi è utilizzato è in gran parte tratto da Marco e in parte minore attinto a una fonte comune a Luca e a fonti proprie. L'ipotesi che il testo greco attuale sia la traduzione di un originario evangelo scritto in aramaico sembra smentita dalla correttezza del lessico, che non presenta eccessivi ebraismi, e dalla spontaneità dello stile. I frequenti riferimenti all'Antico Testamento e a forme caratteristiche della religiosità ebraica fanno pensare che questo vangelo rispecchi gli interessi di una comunità (probabilmente giudeo-cristiana) i cui rapporti con il mondo religioso di Israele erano ancora molto stretti, anche se arrivati a un punto critico. Il Gesù che vi viene presentato è innanzitutto il Messia profetizzato nell'Antico Testamento (come un meticoloso contrappunto di citazioni intende dimostrare) e in secondo luogo un nuovo Mosè, mediatore di un nuovo patto e di una nuova legge per un nuovo Israele aperto agli uomini di ogni nazione. Annunziando che Gesù è il Messia-Legislatore e identificandosi con il popolo messianico, la comunità, di cui Matteo si rende interprete, intende sollevarsi alla coscienza di un proprio ruolo nell'ambito della storia della salvezza e specialmente nei confronti dell'antico Israele. L'attribuzione di questo evangelo all'apostolo Matteo risale alla metà del sec. II e più precisamente allo scrittore cristiano Papia di Hieropolis, secondo il quale Matteo avrebbe precedentemente trascritto in lingua ebraica i discorsi (o loghia) di Gesù. Nulla tuttavia nell'attuale testo autorizza la supposizione che il suo autore sia uno dei dodici apostoli o un testimone oculare di quanto narra. Egli è molto probabilmente un cristiano proveniente dal giudaismo, esponente e sensibile interprete di una comunità cristiana forse situata in Siria o in Fenicia. La data di composizione viene comunemente posta dopo il 70, nel venticinquennio che segue alla distruzione di Gerusalemme.