Biografia

Alla sua figura di condottiero, riformatore religioso e legislatore, la tradizione biblica collega il momento decisivo della costituzione del popolo ebreo in unità nazionale e spirituale, coincidente con l'esodo dall'Egitto: né vi è dubbio che i testi biblici (Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio) rispecchino in certa misura una realtà storica, anche se la loro testimonianza dev'essere accolta con la massima cautela critica, data la distanza cronologica dai fatti narrati e il carattere generalmente leggendario delle narrazioni. La Bibbia lo dice figlio di Amram e di Jokebed; venne allevato alla corte del faraone, dalla quale uscì adulto, per condividere la sofferenza del suo popolo. Nel deserto di Madian, dove s'era rifugiato dopo aver ucciso un funzionario egiziano, conobbe il sacerdote Jetro e ne sposò una figlia: nella medesima località ebbe una prima rivelazione di Dio (Yahwèh), che lo investì della missione di liberare gli Ebrei dalla schiavitù egiziana. Entrato in conflitto con il faraone, Mosè condusse infine il popolo ebreo fuori dall'Egitto, attraversando il Mar Rosso, in un modo che secondo la tradizione fu miracoloso. Durante il lungo viaggio di attraversamento del deserto del Sinai verso la Palestina, Mosè governò gli esuli e trasmise loro la legge che Dio gli rivelò (probabilmente il Decalogo, in una forma più antica di quella che ci è stata trasmessa, risale all'epoca mosaica), non senza dover combattere tendenze idolatriche. La morte lo colse non appena fu in vista della Terra Promessa; la sua figura sopravvisse nella leggenda e nella tradizione religiosa giudaica sino all'epoca cristiana ed egli è spesso ricordato nel Nuovo Testamento (vedi anchemosaismo).

Iconografia

Nell'arte cristiana primitiva fino alla fine dell'epoca carolingia Mosè venne rappresentato come un giovane imberbe che tiene in mano la verga magica (Roma, catacombe di S. Ciriaco). Più tardi apparve la raffigurazione di Mosè barbuto, con le Tavole della Legge, barba biforcuta e due corna sulla fronte, simbolo dei raggi della luce divina (statua di Michelangelo in S. Pietro in Vincoli a Roma, statua di C. Sluter nella certosa di Champmol). Questa rappresentazione iconografica fu di rigore dal sec. XII fino alla Controriforma, anche nella rappresentazione degli episodi della vita di Mosè. Mosè salvato dalle acque ispirò molti dipinti del Cinque-Seicento (da Veronese a Poussin) e anche il miracolo dell'acqua sgorgata dalla roccia fu caro a molti pittori dello stesso periodo (Tintoretto nella Scuola di S. Rocco, Luini negli affreschi della Pelucca, Murillo, ecc.). L'episodio del roveto in fiamme ha una delle più belle rappresentazioni nei mosaici di S. Vitale a Ravenna: il tema delle figlie di Jetro ispirò Botticelli, L. Signorelli e Rosso Fiorentino.

Musica

La figura di Mosè ha ispirato due opere liriche, Mosè in Egitto di G. Rossini e Mosè e Aronne di A. Schönberg. L'opera in tre atti di G. Rossini, su libretto di L. A. Tottola, fu rappresentata al Teatro San Carlo di Napoli il 5 marzo 1818 e ripresa, con significative modifiche al terzo atto, nel 1819. Un rifacimento in quattro atti, su libretto francese di L. Balocchi ed E. de Jouy col titolo Moïse et Pharaon, fu rappresentato all'Opéra di Parigi il 26 marzo 1827 (la traduzione italiana di C. Bassi si intitola Mosè). Mosè in Egitto, “azione tragico-sacra”, ha un carattere volutamente oratoriale, e nell'equilibrio tra epopea corale, stile “sublime” e scrittura vocale solistica è una delle maggiori opere serie napoletane di Rossini. Il rifacimento francese si avvicina al genere del nascente grand-opéra e prepara il Guglielmo Tell, dilatando l'opera precedente di cui peraltro conserva i momenti essenziali. Mosè e Aronne (Moses und Aron), l'opera in tre atti (di cui solo due musicati), di A. Schönberg, fu composta in gran parte tra il 1930 e il 1932 e rappresentata postuma a Zurigo il 6 giugno 1957. Incentrata sugli episodi biblici del roveto ardente, della missione di Mosè e del vitello d'oro, la vicenda tocca una problematica religiosa ed esistenziale singolarmente complessa e vitale. Il contrasto tra Mosè e Aronne è quello tra la purezza assoluta e inesprimibile dell'idea e i compromessi che comporta la sua realizzazione: la frattura tra pensiero e azione si rivela sintomo di una drammatica condizione di crisi e finisce per implicare temi più vasti di quello puramente biblico, e più direttamente inseriti nella condizione contemporanea. Musicalmente è una delle realizzazioni più ricche e felici del genio di Schönberg, una grandiosa sintesi del suo linguaggio maturo, tenuta sul filo di una costante tensione.

D. M. De Leva, Il significato occulto della genesi di Mosè, Roma, 1951; E. Auerbach, Moses, Amsterdam, 1953; E. Oswald, Das Bild des Mose, Berlino, 1962; H. Schmidt, Mose, [Uberlieferung und Geschichte, Berlino, 1968; L. Alonso Schökel, G. Gutierrez, La missione di Mosè, Roma, 1991.

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