Biografia

Imperatore bizantino (Tauresium, presso l'odierna Skopje, 482-Costantinopoli 565). Collaboratore, coimperatore e successore (527) dello zio Giustino I, legò al suo nome l'ultimo e più imponente tentativo di ricostituzione dell'Impero romano-cristiano universale. Nei primi anni di regno condusse a termine una guerra già in corso contro i Persiani affidandone il comando a Belisario: dopo alterni successi, Giustiniano I concluse col grande re Cosroe I una “pace perpetua” (532) per cui, contro il pagamento di un tributo, si assicurò la tranquillità sul fronte orientale, necessaria per l'attuazione della riconquista delle regioni occidentale in possesso dei barbari. L'anno stesso, grazie alla fermezza della moglie Teodora e all'opera di Belisario stesso e di Narsete, soffocò la rivolta detta di Nika, che mandò in fiamme Costantinopoli e il cui fallimento segnò la fine della sia pur modesta partecipazione del popolo alla politica e il trionfo del dispotismo imperiale. Tra il 528 e il 535, sotto la direzione di Triboniano, un collegio di giuristi realizzò la grandiosa opera legislativa costituita dal Corpus iuris civilis. Insieme col programma di unificazione legislativa, l'imperatore svolgeva quello dell'unificazione religiosa, combattendo i resti del paganesimo a ogni livello (chiusura della scuola di filosofia di Atene, 529) e le eresie (particolarmente il monofisismo, molto diffuso in Egitto e in Siria, dove assumeva caratteri nazionalistici) e stabilendo stretti legami col pontefice romano Agapito. La riconquista dell'Occidente iniziò con la guerra contro i Vandali (533-534), condotta da Belisario, che fruttò all'imperatore l'annessione dell'Africa settentrionale dalla Libia al Marocco e l'eliminazione dell'unica potenza marinara del Mediterraneo che potesse tenergli testa. Seguì dal 535 al 553 la guerra gotica, condotta vittoriosamente prima da Belisario e poi da Narsete. Per l'Italia, profondamente ferita dalla guerra, dalle carestie e dalle epidemie, Giustiniano I emanò una legge (Prammatica Sanzione, 554) che ne stabiliva l'ordinamento politico e amministrativo come provincia dell'Impero governata da un patricius. Dopo l'Italia, Giustiniano I conquistò la Spagna meridionale, che il suo generale Liberio tolse al regno dei Visigoti (554), giungendo così quasi a saldare l'anello che faceva delle regioni mediterranee (eccettuate la Francia attuale, appartenente al regno dei Franchi, e parte della Spagna visigotica) un unico dominio imperiale . Durante la guerra d'Italia Cosroe I di Persia, forse d'intesa con Vitige, ruppe la “pace perpetua” e impegnò le forze bizantine in Asia dal 540 al 562, compromettendo, come s'è visto, le operazioni in Occidente. Il settore più contrastato fu la Lazica (Colchide), che Giustiniano I finì con l'ottenere, ma a pesanti condizioni. Contemporaneamente la Penisola Balcanica era soggetta a incessanti incursioni di Slavi, Bulgari e Unni e richiedeva costose e non sempre efficaci opere e azioni di difesa. Giustiniano I accompagnò la sua attività di ricostituzione dell'unità imperiale romana con una politica di fanatismo religioso che compromise i suoi rapporti col papato, sul quale egli intese imporre la sua supremazia, e gli alienò la lealtà della Siria e dell'Egitto, dove allignava il monofisismo. In materia economica, gli sforzi dell'imperatore per migliorare l'agricoltura favorendo i contadini, l'industria e i commerci (introduzione dalla Cina per contrabbando del baco da seta, ricerca di nuove vie di comunicazione con l'India e la Cina, fuori dei confini e della servitù dell'Impero persiano, incremento della marina, ecc.) furono frustrati da una politica fiscale oppressiva e iniqua (monopoli, tributi, servizi), necessaria per sostenere le enormi spese di guerra, di amministrazione e anche di magnificenza; documentate, queste ultime, da splendide costruzioni, quali S. Sofia e i SS. Apostoli a Costantinopoli, S. Vitale e S. Apollinare in Classe a Ravenna. Del suo mito della romanità, che non gli sopravvisse, e costò anzi all'Impero sforzi da cui non si risollevò più, il risultato più insigne fu l'opera legislativa; a questa egli raccomandò la sua fama nella storia e nella leggenda, particolarmente viva nel Medioevo, come appare tra l'altro nell'esaltazione dantesca (Paradiso, VI).

L'opera giuridica di Giustiniano

L'opera legislativa di Giustiniano I iniziò con le prime costituzioni emanate subito dopo l'ascesa al trono (527). Nei due anni seguenti compariva il Novus codex iustinianeus (528-529), raccolta di costituzioni imperiali, tratte dai tre codici precedenti: Gregoriano, Ermogeniano e Teodosiano, cui si aggiunsero le Novellae posteodosiane. Seguirono nel 530 le Quinquaginta decisiones, in cui venivano enunciati i principi da applicare nelle controversie dottrinali sulla soluzione dei vari casi concreti. Nello stesso anno l'imperatore dava incarico a Triboniano di presiedere alla redazione dei Digesti, che erano pronti nel 533 ed entravano in vigore il 1º gennaio dell'anno dopo, assieme alle Institutiones. Contemporanea alla pubblicazione dei Digesti iniziò anche la riforma degli studi giuridici. Nel 534 fu pubblicata la seconda edizione del codice (Codex repetitae praelectionis), in cui entrò anche la produzione legislativa posteriore alla prima edizione. Seguirono, tra il 535 e il 565, le Novellae Constitutiones o semplicemente Novellae. Le raccolte pervenute hanno costituito la base per le moderne edizioni del Corpus iuris civilis.

Bibliografia

G. G. Archi, Giustiniano legislatore, Bologna, 1970; E. Nardi, Le istituzioni giuridiche romane. Gaio e Giustiniano, Milano, 1991; Mischa Meier, Giustiniano, Bologna, 2007; Giorgio Ravegnani, L'età di Giustiniano, Roma, 2019; Maria Luigia Fobelli, Un tempio per Giustiniano Santa Sofia di Costantinopoli e la Descrizione di Paolo Silenziario, 2014; Alberto Magnani, Flavio Belisario il generale di Giustiniano, 2017.

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