Donbass
regione dell'Ucraina orientale, il cui nome deriva dalla contrazione di Donecki Bassejn (bacino del Donec, un fiume affluente del Don). Amministrativamente non costituisce un'entità specifica, ma corrisponde a una regione storica dell'Ucraina: la denominazione Donbass risale alla fine dell’Ottocento, quando questo territorio acquisì una certa rilevanza economica grazie ai giacimenti di carbone. È stato il maggior bacino carbonifero (ca. 25.000 km²) dell'ex URSS europea, esteso nelle province ucraine di Doneck e Vorošilovgrad e in quella russa di Rostov, tra il basso corso del fiume Donec a N e il Mar d'Azov a S. Sfruttato a partire dal 1820, forniva ca. 200 milioni di t annue di carbone, per l'85% date dal settore ucraino; fino all’insurrezione indipendentista nel 2014, questo territorio faceva dell’Ucraina il settimo Paese al mondo per riserve di carbone (circa il 4% del totale) e ancora oggi riveste un certo peso economico. Principali centri di estrazione sono Antracit, Krasny Luč, Jekaterinburg, Krasnodon, Kommunarsk, Kadijevka, Thorez, Gorlovka, Doneck ecc. La relativa vicinanza dei giacimenti di minerali di ferro di Krivoj Rog ha favorito il sorgere dell'industria siderurgica (Mariupol, Doneck, Kommunarsk, Makejevka, Kramatorsk, Kadijevka, Jenakijevo ecc.), cui si sono affiancati complessi meccanici, chimici (Lisičansk, Gorlovka, Rubežnoje ecc.), metallurgici, ecc. alimentati da numerose centrali idroelettriche. Dal bacino si estraggono anche piombo, mercurio (Nikitovka), argilla, caolino, salgemma, gesso, calcare. Politicamente rappresenta una zona sensibile per le rivendicazioni autonomistiche. Vi si trovano infatti le repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk, territori ucraini che occupano circa i 2/3 del Donbass e che sono governati da separatisti filorussi. Dopo l'invasione da parte della Russia della penisola della Crimea nel 2014, queste zone presero le distanze del governo centrale ucraino e indissero un referendum separatista, spinte dall'insoddisfazione per le povere condizioni di vita, che secondo le promesse governative fin dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 avrebbero dovuto migliorare. Gli accordi di Minsk del 2015 posero fine momentaneamente alla tensione tra periferia e centro, e decretarono il ritorno all’Ucraina delle regioni ribelli, in cambio di maggiore autonomia. Nonostante gli accordi, i combattimenti continuarono e il Donbass si trasformò in una zona di guerra a bassa intensità permanente, con numerosi morti, sia militari che civili, e rifugiati (nel 2014 secondo fonti ONU si contavano più di un milione di sfollati e oltre 4.000 vittime). In quest'area, che governo ucraino definisce «territori temporaneamente occupati» (dalla Russia), all'inizio del 2022 si sono riacutizzate le tensioni tra le rivendicazioni ucraine e le spinte autonomistiche filorusse, appoggiate dal governo di Mosca, che vede in questi luoghi una fonte di approvvigionamento energetico e di dominio strategico del Mar Nero. La situazione è andata via via degenerando, allargandosi a livello internazionale e coinvolgendo l'Unione Europea e gli Stati Uniti, accusati da Putin di voler spostare l'asse della NATO troppo a est. La contesa ha destabilizzato questa parte di Europa dell'Est ed è degenerata in aperto conflitto militare, dopo il riconoscimento dell'indipendenza delle repubbliche di Donetsk e Luhansk da parte di Mosca, che il 24 febbraio 2022 ha ordinato il bombardamento e l'invasione del territorio ucraino.