Arghezi, Tudor
Indicepseudonimo del poeta romeno Ion N. Teodorescu (Bucarest 1880-1967). Sedicenne, pubblicò le sue prime poesie sulla rivista La lega ortodossa di A. Macedonski, caposcuola del simbolismo romeno, ma la sua affermazione come poeta avvenne molto più tardi, nel 1927, con il volume Accordi di parole, che s'impose per la vigorosa, inconfondibile originalità dell'invenzione verbale, che fa di lui il maggiore rappresentante del decadentismo romeno. A questa prima opera Arghezi fece seguire una serie di raccolte in cui traspose la sua complessa personalità di artista e di uomo, passando dal romanticismo anticonformista di Fiori di muffa (1931), in cui rievoca la sua tormentata esperienza giovanile, alla soave delicatezza della Vespertina (1935), evocazione delle tenere gioie della vita familiare, all'eleganza un po' funambolesca di Girotondi (1939), dove il poeta s'abbandona a un gratuito e un po' manieristico gioco di assonanze e di rime. Giornalista e libellista mordace, Arghezi ha lasciato anche numerose opere in prosa, come Icone di legno (1930) e La porta nera (1930), che dipingono l'ipocrisia del monastero e l'abiezione delle prigioni, insieme a composizioni fantastiche di un delicato lirismo come Che cosa vuoi da me, vento? (1939). Dopo il lungo silenzio degli anni di guerra, il poeta ebbe un ritorno di creatività con le due grandi raccolte cicliche 1907 (1955-56), dedicata ai moti contadini dell'inizio del secolo, e Inno all'uomo (1956), che affronta in chiave umanistica la storia della civiltà. La perdita della moglie, sofferta come una lacerazione insanabile, riconduce la poesia di Arghezi sul cammino della meditazione che si eleva, come dice il titolo, Litanie, a preghiera.
R. Del Conte, Invito alla lettura di Arghezi, Roma, 1967; A. George, Marele Alpha, Bucarest, 1970; D. Micu, Tudor Arghezi, Bucarest, 1972; N. Balota, T. Arghezi, Bucarest, 1980.