Macedonski, Alexandru
poeta romeno (Craiova 1854-Bucarest 1920). Compiuti gli studi nella città natale, viaggiò in Austria, Svizzera e Italia, dove arricchì la sua cultura. Tornato in patria, fondò nel 1880 la rivista Literatorul, in polemica con Convorbiri Literare e MaiorescuLa sua attività giornalistica di violenta polemica antidinastica (Oltue, 1873) gli procurò l'arresto nel 1875 e il suo sarcasmo verso la borghesia bottegaia lo isolò. La grande stagione lirica di Macedonski coincide con il 1882, anno in cui pubblicò su Literatorul alcuni degli splendidi poemi che, cominciati nel 1880, formeranno, entro il 1902, un ciclo di undici componimenti, intitolato Notti. Né la critica né il pubblico consacrarono con il loro consenso questi capolavori e Macedonski, esasperato dalle polemiche che lui stesso aveva provocato, lanciò la sua prima sfida ai compatrioti, partendo per la Francia, dove iniziò a comporre in francese e strinse amicizie letterarie (1884). Il soggiorno non durò più di un anno; ma l'autoesilio si ripeté più volte, seguito da forzati ritorni alla patria ostinatamente ostile. Anche la Francia, tanto amata e da cui aveva atteso addirittura la gloria (nel 1906 era uscito a Parigi il romanzo in francese Le calvaire de feu), doveva deludere il poeta, amareggiato di non riuscire a realizzare sulla scena (1913) il dramma Le fou, che anticipa nella problematica l'Enrico IV di Pirandello. Dalla poesia sociale degli inizi (Poesie, 1882), attraverso il romanticismo barocco delle Notti, Macedonski riuscì a realizzare un ideale estetico di sconcertante novità per la Romania e, in assoluto, un'opera di grande bellezza. In essa si integrano, in un accostamento singolare, la lezione del simbolismo e quella del parnassianesimo. Del simbolismo, cui aderì sin dal 1885 con la collaborazione alla rivista di Liegi La Wallonie, Macedonski fu il banditore, con l'articolo-manifesto del 15 luglio 1892, La poesia del futuro. Esso è presente soprattutto come ricerca di una suggestione musicale sempre più raffinata; attraverso la fase strumentalista (Excelsior, 1895) s'interiorizza infatti nei sommessi accenti dei Salmi moderni, musica senza musica alla Verlaine. Dal parnassianesimo Macedonski ereditò il rigore formale, la nitida plasticità: in uno sforzo sempre più alto che da Bronzes (1897) lo conduce ai Rondò, composti fra il 1916-19 e apparsi nel 1927. Colpevole soltanto di essere in anticipo sui tempi, almeno rispetto all'evoluzione letteraria e sociale della Romania, Macedonski ha ambiziosamente identificato il suo destino con quello di Dante, al quale ha dedicato nel 1916 un dramma, La morte di Dante, pubblicato postumo.