Maiorescu, Titu Liviu
uomo politico e critico romeno (Craiova 1840-Bucarest 1917). Studiò a Vienna e a Berlino. Svolse un ruolo eccezionale nella scuola (come professore universitario a Iasi e Bucarest, e come ministro dell'Istruzione), nella politica, come esponente del Partito conservatore, e soprattutto nella critica. È, di fatto, il fondatore della critica romena, di cui ha indicato i principi teorici e creato lo stile. Il sistema non è originale (autonomia del bello, impersonalità dell'emozione estetica), ma sia per il momento in cui lo introduce sia per il metodo con cui lo applica – con l'appoggio di un circolo (Junimea, 1863) e di una rivista (Convorbiri Literare, 1867) – esso diventa uno strumento efficacissimo di chiarificazione e orientamento, contro la confusione dei valori. Fondamentale è lo scritto Tentativo di esame critico della poesia romena (1867), in cui si pongono i principi del giudizio estetico, per poi estendere la denuncia di “forma senza fondo” a tutti gli aspetti della vita pubblica (Contro l'attuale orientamento della cultura romena, 1868). A questa Maiorescu rimprovera, sul piano politico-sociale, un progresso artificioso, pur respingendo, si tratti di lingua o di istituzioni, un ritorno al passato, altrettanto fuori della storia (Contro la scuola di Bărnutiu, 1868). Perciò combatte l'alfabeto cirillico (Sull'ortografia della lingua romena, 1866), ma anche l'ortografia etimologica del Cipariu (1873), contribuendo alla vittoria del sistema fonetico (1904). Considera antistorico il latinismo linguistico dei transilvani, ma respinge una modernizzazione della lingua basata su neologismi inutili e male adattati. A Maiorescu toccò il privilegio, e il merito, di individuare il genio di Eminescu, di cui fu il primo editore. A illuminare la personalità complessa di Maiorescu contribuisce il suo Diario, mentre i Discorsi parlamentari (1897-1915) e la Storia contemporanea della Romania (1925) ci introducono nella storia politica romena da Carlo I al primo decennio del sec. XX.