Eminescu, Mihail
Indicepoeta romeno (Ipotesti 1850-Bucarest 1889). Scolaro ribelle, interruppe gli studi ginnasiali intrapresi a Cernăuti per seguire una compagnia teatrale (1863). Il padre riuscì a sottrarlo a questa attività nomade solo nel 1868, anno nel quale Eminescu raggiunse Vienna, dove entrò in appassionato contatto con la cultura universitaria e con le biblioteche. Ma né a Vienna, né a Berlino, dove fu inviato nel 1872 da Maiorescu per approfondire gli studi filosofici e storici, Eminescu giunse ad addottorarsi. Rientrato nel 1874 a Iasi, svolse fino al 1877 attività diverse: direttore della Biblioteca Universitaria, professore, revisore scolastico. Trasferitosi nello stesso anno a Bucarest, su invito di Maiorescu, collaborò con Slavici e Caragiale a Timpul (Il Tempo), giornale del partito conservatore. Gli anni dal 1877 al 1883 coincisero con un intenso periodo di attività giornalistica e di fervore creativo (le prime quattro Epistole apparvero tutte nel 1881). Del 1883 è il primo attacco di follia, a cui doveva seguire un'agonia di sei anni, con intervalli di drammatica lucidità. Eminescu esordì come poeta a 16 anni sulla rivista Familia di Buda, diretta da Iosif Vulcan; ma negli anni di Vienna già collaborava a Convorbiri Literare e la sua affermazione avvenne nell'ambito del circolo Junimea, diretto dal Maiorescu. Tuttavia già il primo componimento veramente impegnativo, Epigonii (1870), contraddiceva l'estetica maioreschiana. Eminescu conservò tale posizione di coraggiosa indipendenza nel corso di tutta la sua attività, e anche nel giornalismo politico, dove ha lasciato pagine di valore eccezionale. Ma soprattutto nella febbrile opera di poeta, solo in minima parte pubblicata in vita (1883), Eminescu si impegnò nella ricerca della “parola nuova”, in cui il bello s'inveri. Attingendo alle fonti stesse della tradizione autoctona, folclorica e colta, Eminescu operò l'assimilazione di una cultura complessa, anche se non sistematica, in cui i filoni della filosofia occidentale (specie Kant e Schopenhauer) s'incontrano con quelli dell'antica sapienza orientale e gli stessi temi mutuati dal romanticismo europeo (angelismo, demonismo, titanismo) acquistano un timbro autenticamente romeno. Grazie a Eminescu la Romania ebbe il suo monumento lirico più alto e la poesia universale si arricchì di una voce inconfondibile. Difficile e arbitraria una divisione della sua opera per temi. In uno stesso componimento, infatti, l'impegno sociale si fonde con la riflessione filosofica (Imperatore e proletario), il motivo epico-fantastico con l'invettiva sarcastica. E se è vero, come s'è detto, che egli si è imposto ai contemporanei quasi esclusivamente per la vibrazione tutta nuova (nella lingua e nei metri) dei suoi versi d'amore, ispirati dalla donna fatale, la poetessa Veronica Micle, è certo che in lui si ritrovano anche un grande poeta visionario (Memento mori) e una problematica esistenziale (l'uomo e il tempo, l'uomo e la storia) delle più moderne e inquietanti. Figlio di un'età di transizione fiacca e delusa, scettica e affarista, questo cantore di energie titaniche finì con l'identificare il proprio destino di genio incompreso con quello di Lucifero-Iperione, l'eroe del suo componimento più famoso (1883), al quale un demiurgo pietoso nega l'incarnazione per sottrarlo alla catena delle forme. Il tema romantico dell'evasione è già presente nelle prose giovanili come ritorno all'innocente natura in Cezara (1876); in Genio solitario (dove il tema si complica di motivi politico-sociali) e soprattutto nel Povero Dionigi (1872), come esperienza metafisica, realizzata attraverso il sogno e la magia. Ma nel poemetto della maturità (Lucifero-Iperione) essa si identifica con il rifiuto.
E. Todoran, Eminescu, Timisoara, 1970; Gh. Bulgăr, Momentul Eminescu în evolutia limbii române literare, Bucarest, 1971; M. Mineu, S. Albisani (a cura di), Eminescu e il romanticismo europeo, Roma 1990.