Blaga, Lucian
Indicepoeta, filosofo e drammaturgo romeno (Lancrăm, Transilvania, 1895-Cluj 1961). Laureato in filosofia a Vienna, dove conobbe Cornelia Brediceanu, destinata a diventare la sua coraggiosa compagna e ispiratrice, seguì la carriera diplomatica, che abbandonò nel 1939 quando fu chiamato alla cattedra di filosofia dell'Università di Cluj (1939-48). Nel 1948 Blaga fu allontanato dall'insegnamento: a questo periodo appartiene la splendida traduzione in versi del Faust di Goethe. Scomparso il poeta nel 1961, il messaggio lirico, per quasi vent'anni ignorato, diventava accessibile al suo pubblico grazie all'edizione dell'Ivascu. La poesia di Blaga è profondamente innovatrice sia rispetto ai contenuti sia alla versificazione e alla lingua. Essa è legata all'espressionismo tedesco e sul piano autoctono al tradizionalismo ortodossista. La sua lirica ha il proprio nucleo fecondo nella categoria del mistero. Uno slancio vitalistico di influsso nietzschiano caratterizza la prima raccolta, I poemi della luce (1919). Le successive (tra cui Poesie, 1942 e Insospettate ascese, 1943) ne approfondiscono i motivi e si arricchiscono di nuovi: l'intuizione del divino immanente nell'uomo; l'amore come rivelazione dell'unità cosmica e dilatazione dell'io; l'accettazione, sul piano etico, della dialettica di bene e male, composta in impulsi vitalmente operanti (Prometeo e Cristo); il rifiuto della civiltà razionalizzata e tecnicizzata, alienatrice e mortificatrice. La salvezza si esprime, sul piano filosofico, come ritorno alla realtà metafisica di un villaggio ideale: il natio villaggio transilvano nella sua atmosfera arcaica e innocente è anche l'espressione più pura sul piano estetico di quella sensibilità mitica che ispirerà al filosofo la categoria dello “spazio mioritico”, cioè pastorale, come matrice stilistica della creazione d'arte. Nelle ultime raccolte l'umanesimo di Blaga si afferma come una fede sempre più alta nel destino creatore dell'uomo e nella sua capacità di operare sul reale, trasfigurandolo. Sul piano filosofico Blaga si inserisce nelle correnti dell'irrazionalismo europeo: la sua originalità consiste nell'applicare all'indagine dell'irrazionale le categorie logiche tradizionali. La sua gnoseologia – che è l'esaltazione della sua sfiducia nel logos, cioè in una razionalità codificatrice e sistematica – respinge però la condanna allo scacco conoscitivo: il limite imposto dalla “censura trascendente” diventa per l'uomo impulso a rivelazioni più alte, ne esalta la vocazione demiurgica. La sua estetica, che s'inserisce nel quadro complesso di una vera filosofia della cultura, in quanto lega l'atto creativo autentico alla “matrice stilistica originaria”, concilia universalità e autoctonismo di ogni vera arte. Costruito secondo i canoni dell'espressionismo è anche il suo teatro, che è strettamente legato alla visione del mondo e al pensiero del filosofo. Più che di uomini, è un teatro di essenze, di forze che si incarnano talvolta in individui eccezionali: l'eroe (Avram Iancu, 1934); l'artista, per cui la creazione è condanna e sofferenza (Mastro Manole, 1927); la donna (Daria); il bambino. Anche l'urto drammatico nasce non dall'opposizione di persone, ma dall'urto di essenze superiori, di forze elementari e sacrali. Per rappresentare questo dramma spesso Blaga fa ricorso all'ambiente folclorico (L'arca di Noè) o all'epos mitico (Avram Iancu) salvando così il suo teatro dal pericolo dell'astrattezza. Tra le opere filosofiche di Blaga: La Trilogia della conoscenza (1942); La Trilogia della cultura (1944); La Trilogia dei valori (1947).
Bibliografia
D. Micu, L'estetica di Lucian Blaga, Bucarest, 1970; M. Sora, Conoscenza poetica e mito nell'opera di Lucian Blaga, Bucarest, 1970; R. Del Conte, La trasfigurazione del mito folclorico nell'ultimo dramma di Lucian Blaga, l'Arca di Noé, Bucarest, 1971.