Adóne (religione)
(greco Ádōn-ōnos), divinità di origine semitica, tipizzata sul prototipo del dio assiro-babilonese Tammuz, come adombramento della perenne trasformazione della vegetazione e annualmente risorgente sotto lo stimolo di un culto, che non è ancora “mistero”, ma ne costituisce l'embrione. Introdotto nel mondo ellenistico-romano, il dio ha come paredra Afrodite e nella nuova versione del mito perde il suo alone divino, trasformandosi in eroe . È amato da Afrodite e desiderato da Persefone per la sua eccezionale bellezza. Giove dirimerà il contrasto imponendogli di passare un terzo dell'anno con Afrodite e un altro terzo con Persefone, lasciandolo libero di disporre di sé per il restante terzo. Ma la gelosia di Ares, che ama Afrodite, ne causa la morte prematura a opera di un cinghiale. Dal suo sangue spunterà il primo anemone e dalle lacrime che Afrodite verserà per la perdita dell'amato, la rosa. § Adone è raffigurato nei vari episodi del suo mito in numerose opere dell'arte antica, soprattutto in specchi etruschi e in dipinti parietali (Pompei, Casa dell'Adone) e sarcofagi romani (Roma, Museo Lateranense; Parigi, Louvre). Notevole fortuna ebbe il mito di Adone nella pittura del Rinascimento (Tiziano, A. Carracci) e del barocco (Rubens, Poussin, Boucher) fino al neoclassicismo, quando il tema fu ripreso anche in scultura (Canova). § In senso figurato, giovane di rara e vistosa avvenenza: “calvo, giallo, grasso, basso... proprio non è un adone” (Moravia); anche vagheggino, bellimbusto.
Adone in una statua romana di età imperiale (Napoli, Museo Archeologico Nazionale).
Napoli, Museo Archeologico Nazionale