Èa-Enki
divinità del pantheon mesopotamico, costituente assieme ad Anu ed Enlil la cosiddetta “triade cosmica”. La sua sfera d'azione era l'Apsu (o Abzu), le “acque abissali” intese come l'“infinito”, l'“illimitato”; il potere che gli deriva da questa condizione a-cosmica (ossia esterna al tempo storico, “quotidiano”) è un'infinita sapienza che si esplica con azioni magiche e demiurgiche. Il suo centro cultuale più antico era il santuario Eabzu (Casa dell'Abzu) in Eridu. I suoi due nomi, entrambi sumeri, significano: Enki, Signore della Terra e, forse, Ea, Signore dell'Acqua. Si attribuiscono a Èa-Enki varie spose o paredre, tra cui Damgalnunna, la più importante, detta dai Babilonesi Damkina (Signora della Terra e del cielo), e Ninki (f. di Enki). Gli si attribuiva la paternità di Marduk, il dio di Babele. Il mito narrava della sua vittoria sul mostro acquatico Apsu; avrebbe inoltre creato il primo uomo e, grazie al suo potere sulle acque, avrebbe stornato una minaccia di diluvio; quando poi il diluvio ci fu veramente, avrebbe salvato la specie umana sottraendo alla morte un uomo e una donna.