Aššur
dio della città di Assur e dell'Assiria, attestato dalla fine del III millennio a. C. fino in età partica. In Assiria è ovviamente il capo del pantheon e si appropria degli epiteti e delle caratteristiche del principale dio sumerico Enlil; nel I millennio a. C. è artificiosamente identificato con Anšar e perciò considerato padre di tutti gli dei. Nella versione assira del poema Enūma elīsh prende il posto di Marduk (e già di Enlil) quale uccisore di Tiāmat e ordinatore del cosmo. Ha caratteri (derivati da Enlil e da altre divinità) quanto mai generici per la loro stessa molteplicità: è forte, grande, potente, saggio; è creatore, padre degli dei, signore dell'universo, re dei re, re degli dei; è giusto, giudice; è guaritore, fissa i destini, stabilisce la regalità, dà la vittoria in guerra. I re assiri si considerano suoi “vicari”, “amministratori” dei suoi domini, ed è per affermare la regalità di Aššur che cercano di estendere il loro potere, perseguendo un ideale di “impero universale”. Il culto di Aššur viene accentrato nel suo tempio E'-hur-sag-gal-kur-kur-ra (Tempio che è la grande montagna di tutte le terre) nell'omonima città, fondato in età assai antica e poi spesso restaurato; in altre città il culto è relativamente tardivo, conseguente all'espansione politica assira. § Il dio è raffigurato in diversi monumenti neoassiri, nei quali appare talora associato con due animali-attributi, il drago cornuto sacro a Marduk e un leone cornuto; la tiara è alta a corna, secondo la simbologia figurativa divina mesopotamica classica; gli attributi sono la harpe (arma a forma di roncola), il cerchio, il bastone.