tiara
sf. [sec. XVI; dal latino tiāra, dal greco tiára(s), di origine persiana]. Alto copricapo di stoffa o pelle, a forma di cono con la punta ripiegata in avanti, usato soprattutto nel mondo assiro e persiano. Spesso ornata di gemme e ricami, la tiara era segno di elevato grado sociale; presso i Persiani, unita al diadema d'oro, era attributo regale. Adottata dai papi come emblema di potere, fu all'inizio un semplice elmo in tessuto bianco, con un fregio aureo alla base. Al tempo di Innocenzo II, cioè poco dopo il 1100, la tiara aveva già alla base una corona; Bonifacio VIII ne aggiunse una seconda e verso il sec. XIV ne comparve una terza. Composta di tre diademi sovrapposti, la tiara (triregnum) venne così a simboleggiare la triplice autorità papale: paterna, pontificia e temporale. Sulla cuspide, dove attualmente si trova la croce, veniva posto inizialmente un ornamento costituito in genere da una pietra preziosa. Divenuta oggetto d'oreficeria, la tiara papale seguì l'evolversi di tale arte; un esemplare bellissimo è quello donato da Napoleone a Pio VII, preziosa testimonianza dell'oreficeria francese d'epoca Impero. Col nome di tiara si indicano anche ornamenti femminili da testa affini alle corone. Tipico esempio ne è la tiara appartenuta a Costanza d'Aragona, moglie di Federico II (Palermo, Museo del Duomo), gioiello di lavorazione siciliana ma di gusto orientale, consistente in una calotta di filigrana e perle adorna di pietre preziose.