ùrico

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agg. (pl. m. -ci) [sec. XIX; da uro 1]. Acido urico, composto chimico della serie delle purine, di formula bruta C5H4O₃N4 e che presenta la struttura

di 2,6,8-triossipurina. È un solido cristallino bianco pochissimo solubile in acqua e negli altri solventi; ha carattere nettamente acido e può sostituire uno o due dei suoi atomi di idrogeno con atomi di metallo formando i sali corrispondenti, gli urati. L'acido urico è il prodotto terminale del metabolismo azotato negli animali uricotelici; nell'uomo costituisce invece il prodotto finale del ricambio delle purine e degli acidi nucleici, dalla cui demolizione si formano i metaboliti intermedi acido inosinico, ipoxantina e xantina. Sempre nell'uomo è operante un processo di neosintesi dell'acido urico a partire dalla glutammina e dal fosfo-ribosil-pirofosfato. Negli animali uricotelici l'acido viene eliminato assieme alle feci tramite uno speciale apparato escretore. È noto che in alcune isole dell'Atlantico e del Pacifico l'esistenza di vaste colonie di uccelli marini determina la formazione di grandi quantità di rifiuti (guano) che vengono sfruttati industrialmente per l'estrazione dell'acido urico. Nei pesci e in altre specie animali inferiori l'acido urico viene ulteriormente metabolizzato, con formazione di allantoina e di altri prodotti di degradazione. Nell'uomo l'acido urico circola nel sangue in concentrazioni normalmente comprese tra 4 e 6 mg%, in parte libero in parte combinato con le proteine del plasma. Viene eliminato dal rene per filtrazione glomerulare e secrezione attiva tubulare. L'eliminazione giornaliera è dell'ordine di 700 mg, ma può variare considerevolmente in rapporto alla dieta. In conseguenza di certi stati dismetabolici la formazione di acido urico risulta accentuata e ciò comporta l'aumento della sua concentrazione nel sangue (iperuricemia), con pericolo di deposizione di urati insolubili nei tessuti. L'acido urico tende infatti a precipitare quando raggiunge concentrazioni ematiche superiori a 8-9 mg%. I depositi di cristalli di urati, detti tofi, si formano preferenzialmente nelle articolazioni, a livello delle superfici cartilaginee, nelle borse mucose o nelle guaine tendinee. Alla deposizione di urati i tessuti reagiscono con reazioni infiammatorie e con fenomeni degenerativi che a lungo andare possono compromettere in maniera irreversibile la funzionalità delle articolazioni. Tali fenomeni si verificano in modo evidente e caratteristico nella gotta, dove solitamente sono accompagnati da attacchi ricorrenti di artrite acuta. L'uricemia può anche aumentare per effetto dell'accentuato catabolismo degli acidi nucleici; ciò per esempio si verifica nel corso delle malattie caratterizzate da un elevato ritmo citoproliferativo (leucemie, mieloma multiplo, policitemia, anemie emolitiche croniche ecc.), oppure in seguito alla distruzione massiva di cellule (radioterapia e chemioterapia antineoplastica), o ancora in certe malattie renali che comportano una diminuita escrezione di urati (glomerulonefriti croniche, saturnismo). Anche l'alcol e alcuni farmaci, tra cui i diuretici tiazidici, bloccano l'eliminazione urinaria dell'acido urico, potendo così favorire l'aumento dell'uricemia o scatenare attacchi di artrite acuta nei soggetti gottosi. Sono, tuttavia, disponibili numerosi farmaci con i quali è possibile diminuire la concentrazione di acido urico nel sangue. Alcuni di essi agiscono favorendo l'eliminazione dell'acido urico attraverso il rene (farmaci uricosurici); si ricordano in particolare il probenecide, l'etebenecide, il sulfinpirazone, il fenilbutazione, l'indometacina e lo stesso acido acetilsalicilico. Altri composti, come l'allopurinolo, l'ossipurinolo e il tiopurinolo, bloccano invece la sintesi endogena dell'acido urico e sono particolarmente indicati nelle iperuricemie con deficit della funzionalità renale.

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