artrite
Indicesf. [sec. XVII; dal greco arthrîtis-idos]. Processo morboso di tipo infettivo-infiammatorio che colpisce le strutture anatomiche di una o più articolazioni. Le artriti acute infettive sono dovute a microrganismi che giungono all'articolazione per contiguità (per esempio l'osteomielite) o attraverso la circolazione del sangue o direttamente dall'esterno attraverso ferite interessanti anche la capsula articolare. Il drenaggio della cavità articolare seguito dall'infiltrazione locale di antibiotici e immobilizzazione si rende necessario in caso di: infezione da microrganismi resistenti alla terapia farmacologica; presenza di essudato purulento, come in caso di infezione stafilococcica; formazione di ascessi nelle parti molli; infezione dell'articolazione coxofemorale per la maggiore frequenza di complicazioni invalidanti a questo livello. Nella fase subacuta, che vede recedere la sintomatologia, l'intervento medico consiste nella prevenzione delle deformità e nel ripristino della funzione articolare. La mobilizzazione dell'articolazione viene eseguita gradualmente, alternando la ginnastica a periodi di immobilità. Altre forme di artrite sono una manifestazione di alcune malattie sistemiche, come la psoriasi (artrite psoriasica), la gotta (artrite gottosa), la blenorragia (artrite blenorragica o gonococcica), la sifilide e la tubercolosi. La terapia di queste forme dipende strettamente dalla cura della malattia di base. In genere in tutti questi casi è presente un versamento nella cavità articolare e l'analisi e la coltura del liquido sinoviale costituiscono una tappa importante non solo per la diagnosi ma anche per saggiare in vitro la sensibilità dei germi trovati agli antibiotici in uso (antibiogramma). Una forma particolare di artrite cronica è l'artrite reumatoide: colpisce prevalentemente le piccole articolazioni (mani, piedi) ma anche i gomiti e le ginocchia; ha un decorso lungo, con remissioni e riesacerbazioni, e un esito in alcuni casi sfavorevole a causa dell'instaturarsi di deformità articolari permanenti con gravi limitazioni funzionali (tipiche alle mani le nocche ingrossate e la deviazione all'esterno delle falangi). È una malattia più frequente nella donna e l'età di insorgenza è intorno ai 25-30 anni; esiste tuttavia anche una forma che colpisce l'infanzia e l'adolescenza (artrite reumatoide giovanile) interferendo con la crescita e lo sviluppo e che però tende a guarire con maggiore facilità rispetto a quella dell'adulto. La causa dell'artrite reumatoide è sconosciuta ma è definitivamente accertata l'origine autoimmune della malattia, la quale, tra l'altro, non è più considerata esclusivamente articolare ma sistemica, per il frequente coinvolgimento di altri organi, come la cute, i nervi, il polmone e l'occhio. Dolore, tumefazione articolare, rigidità e impaccio nei movimenti sono i principali sintomi locali, ma non mancano anche sintomi generali, come debolezza, malessere, perdita di peso. Utile per confermare la diagnosi la positività di alcuni test di laboratorio quali il Reuma test, gli anticorpi antinucleo e gli antigeni nucleari estraibili (ENA). La terapia si avvale di farmaci antinfiammatori (salicilati) dei sali d'oro, di farmaci che agiscono sul sistema immunitario (penicillamina), di corticosteroidi i quali, oltre che per bocca, possono essere somministrati per iniezione intrarticolare. Le rigidità e le posizioni viziate richiedono programmi di fisioterapia che hanno un notevole valore preventivo nei confronti degli esiti invalidanti. Quando questi si sono instaurati, l'unico rimedio efficace è spesso l'intervento chirurgico di inserimento di una protesi articolare (artroplastica).
Bibliografia
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