ànice

(meno com. ànace; toscano ànacio), sm. [sec. XIV; dal greco ánison]. Nome comune usato per indicare la pianta erbacea annua Pimpinella anisum della famiglia Ombrellifere (Apiacee), coltivata e inselvatichita in tutta l'Europa meridionale; è alta ca. 50 cm, con foglie lungo tutto il fusto, semplici le più basse, frastagliate le superiori; fiori bianco-giallicci raccolti in ombrelle composte; il frutto, un diachenio verde pallido, è dotato di un piacevole aroma dovuto al contenuto in anetolo. Viene usato come calmante ed espettorante in farmacia e per aromatizzare col suo gusto caratteristico pane, biscotti, salatini e altri alimenti. § Anice dei Vosgi, altro nome del cumino dei prati, pianta della famiglia Ombrellifere. § Per anice stellato si intende la pianta arbustiva Illicium verum (=Illicium anisatum) della famiglia Illiciacee, diffusa nell'Asia sudorientale, con foglie alterne semplici, fiori bianchi, bisessuali, solitari. Caratteristico il frutto che è un follicolo formato da otto carpelli disposti a stella attorno a un asse comune. L'anice stellato, conosciuto fin dall'antichità con il nome di badiana della Cina, apprezzato per il suo aroma che ricorda quello dell'anice comune, è coltivato in quanto dai suoi frutti si distilla un'essenza usata in liquoreria e in farmacia per le proprietà stomatiche e antispasmodiche. § Liquore di anice, nome generico dei numerosi liquori ottenuti dagli oli essenziali, solubili in alcol assoluto, dell'anice comune o dell'anice stellato. Queste essenze, variamente diluite in alcol, con eventuale aggiunta di altri aromi (finocchio, sassofrasso, coriandolo, ecc.), danno origine a una vasta gamma di liquori, come l'anís spagnolo, i vari anisés francesi, l'anicione del Modenese, il sassolino di Sassuolo, la sambuca del Lazio, l'anesone triduo di Orzinuovi, il mistrà di Soresina. Generalmente sono tutti incolori o di colore giallo chiaro con riflessi verdognoli e contengono dal 40 al 70% d'alcol. Molti si bevono diluiti con acqua.