L'Italia longobarda e l'origine del potere temporale della Chiesa
- Introduzione
- L'invasione longobarda
- Il monachesimo e papa Gregorio I
- Da Rotari a Desiderio
- Approfondimenti
- Riepilogando
Da Rotari a Desiderio
Mentre l'Italia bizantina si andava indebolendo sotto il peso di spinte autonomiste, il Regno longobardo si andò consolidando ed espandendo, soprattutto sotto il re Rotari (636-652). Questi, pur essendo di religione ariana, non perseguitò i cattolici, ma cercò di rafforzare l'arianesimo facendo nominare vescovi ariani in ogni diocesi. Fautore della lotta contro i Bizantini, conquistò la Liguria e Salerno. Nel 643 emanò il famoso Editto che porta il suo nome, la prima raccolta longobarda di leggi scritte che ebbe validità su tutto il Regno. Alla morte di Rotari il partito cattolico riacquistò importanza e potere, l'arianesimo scomparve a poco a poco e migliorarono i rapporti di convivenza tra Longobardi e Romani, mentre l'Impero bizantino entrò in una crisi irreversibile anche a causa della lotta iconoclastica. Il raddoppio dell'imposta fondiaria istituito dall'imperatore Leone III Isaurico, colpì profondamente il Papato che si fece così portavoce dell'opposizione a Bisanzio. A Ravenna e a Roma i governatori bizantini furono uccisi (727). Liutprando, nuovo re dei Longobardi (712-744), ne approfittò per occupare l'Esarcato (la zona attorno a Ravenna), la Pentapoli (le Marche) e penetrare nel Ducato romano occupando Sutri (728). A questo punto però Liutprando venne a patti con il papa Gregorio II, della cui alleanza necessitava per potersi opporre ai Franchi e ai Bizantini, donandogli (o meglio restituendogli) la città di Sutri. A questo episodio vengono fatte solitamente risalire le origini del potere temporale della Chiesa e a Sutri il primo nucleo dello Stato della Chiesa (Patrimonium Petri, Patrimonio di Pietro). Il programma di conquista della penisola fu ripreso da Astolfo che nel 751 si impadronì di Comacchio, Ferrara e Ravenna, annettè il Ducato di Spoleto e arrivò a minacciare quello romano. Il papa Stefano II nel 754 invocò l'aiuto dei Franchi (con i quali, dalla fine della dinastia merovingia e dall'insediamento dei Pipinidi, la Chiesa aveva solidi rapporti). Secondo alcune fonti, il re franco Pipino, in un incontro a Quierzy, promise (la promessa prese il nome di Promissio Carisiaca, da Carisium, nome latino di Quierzy) al papa che avrebbe costretto Astolfo a restituire tutti i territori sottratti alla Chiesa, altri che appartenevano all'Impero bizantino e altri ancora che la Chiesa non aveva mai posseduto. A questi avvenimenti molti storici fanno risalire la preparazione della Donazione di Costantino, un falso documento della cancelleria papale secondo cui l'imperatore Costantino, una volta convertitosi al Cristianesimo, per gratitudine verso il papa Silvestro I, gli avrebbe concesso il potere temporale su Roma e l'Italia e il primato sulle altre Chiese. Questo documento, la cui autenticità fu per la prima volta messa in dubbio dall'umanista Lorenzo Valla nel 1440, fu però usato dalla Chiesa per legittimare il potere solo a partire dal X-XII sec. Pipino intervenne in Italia, secondo gli accordi, nel 755, e costrinse Astolfo a restituire i territori conquistati ma, all'inizio del 756, Astolfo assediò Roma. Pipino intervenne nuovamente e lo costrinse a consegnare altri territori. Alla morte di Astolfo gli succedette Desiderio (756-774). Morto anche Pipino, parte dell'aristocrazia dei Franchi rinnegò la politica antilongobarda; la moglie di Pipino, Bertrada, combinò il matrimonio tra il figlio Carlo e la figlia di Desiderio, Ermengarda, unione condannata dal papa Stefano III. Carlo, divenuto unico sovrano nel 771, ripudiò la moglie; Desiderio puntò su Roma per convincere il papa Adriano I ad allearsi con lui contro i Franchi. Il papa chiese invece egli stesso l'intervento dei Franchi contro i Longobardi; Carlo invase la pianura Padana, mentre Desiderio si rifugiò a Pavia e il figlio Adelchi a Verona. A metà del 774 Desiderio fu ucciso, il figlio fuggì a Bisanzio e Carlo assunse il titolo di re dei Longobardi. I Ducati di Spoleto e di Benevento, non avendo appoggiato Desiderio, rimasero indipendenti.