Il controllo del potere
- Introduzione
- Le teorie delle "élite"
- La teoria pluralista
Le teorie delle "élite"
All'inizio del XX secolo alcuni importanti studiosi di scienze sociali già si ponevano il problema del controllo del potere nelle democrazie. Per esempio, Robert Michels rilevava che in qualsiasi organizzazione la concentrazione del potere era un fattore indispensabile dal punto di vista dell'efficienza; Vilfredo Pareto sottolineava l'inevitabile e costante presenza di élite del potere in tutte le società, in tutte le comunità, in tutte le organizzazioni e riteneva essenziale che il sistema politico si mantenesse "aperto", tale cioè da consentire la "circolazione delle élite". Queste tesi sono applicabili ancora oggi alle moderne democrazie di massa dei paesi industrializzati? Gli elettori riescono veramente a influenzare le decisioni politiche?
Nel famoso libro L'élite del potere, del 1956, C. Wright Mills sostiene che negli Stati Uniti la politica è dominata da una ristretta e potente élite formata dalle persone che presiedono le maggiori organizzazioni: la burocrazia pubblica, le grandi corporations e le forze armate. Il capitalismo avanzato esige che si prendano decisioni fortemente coordinate e di ampia portata, quindi i dirigenti delle grandi organizzazioni sono costantemente in contatto e spesso assumono in modo informale decisioni di rilievo politico e sociale. Come hanno confermato anche recenti e accurate ricerche, questa élite del potere è composta da persone con un'estrazione sociale molto simile: sono nati in America da genitori americani, provengono da aree urbane, sono in prevalenza protestanti, hanno frequentato gli stessi college, provengono in maggioranza dagli stati dell'Est, si conoscono personalmente e hanno atteggiamenti, valori e interessi molto simili. Con i loro rapporti costituiscono un "direttorio intrecciato" che coordina iniziative e attività. Direttamente sotto questa élite, che opera in modo informale e invisibile, esiste un livello intermedio di gestione del potere, costituito dal settore legislativo, dai gruppi d'interesse e di pressione e dagli opinion leader locali. A un terzo e più basso livello si colloca la massa dei cittadini non organizzati.