Le teorie sulla devianza
Anomia e devianza
Sulla base della rielaborazione del concetto durkheimiano di anomia, Robert Merton ha sviluppato una teoria che considera la devianza come un prodotto delle situazioni anomiche. Quando, sostiene Merton, all'interno della società sorge un conflitto tra fini socialmente approvati e mezzi socialmente approvati disponibili, nel soggetto si genera uno stato di conflitto che ne favorirà la devianza. In altre parole, viviamo società che proclamano la ricchezza e il successo economico come mete supreme, ma che al contempo offrono i mezzi legali per raggiungere tali mete solo a un'esigua minoranza. La spinta al successo e al benessere economico viene sentita dunque come necessità sociale, ma per gli individui esclusi dai mezzi socialmente approvati una tale meta risulta irraggiungibile. Il furto e la truffa si presentano allora come espedienti per ottenere quanto è reso costantemente desiderabile da parte della società. Analizzando il processo di socializzazione degli americani, Merton rileva come questo si fondi sul valore del successo e sulla denigrazione (mediante la definizione di "fallito") di quanti non lo raggiungono. A livello individuale, tuttavia, il perseguimento del successo non viene accompagnato dalla capacità di accettare come unici strumenti possibili quelli ammessi dalla società, per cui quando tali strumenti risultano inaccessibili nel soggetto si viene a creare una situazione di profondo disagio (anomia).