I diversi tipi di stratificazione
- Introduzione
- Le caste
- I ceti
- Le classi
- Dai ceti alle classi
Dai ceti alle classi
L'impulso decisivo alla dissoluzione delle società aristocratiche europee, fondate sul rapporto con la proprietà terriera e sull'appartenenza per nascita alla nobiltà, fu dato verso la metà del '700 dalla rivoluzione industriale, che impose il sistema manifatturiero e un vertiginoso aumento della produzione di beni materiali. La rapida diffusione e il dinamismo del sistema di produzione industriale fondato sul controllo del capitale monetario condussero a una ridefinizione delle posizioni e dei valori sociali preesistenti. Se nella società di ceti il potere delle élite si basava soprattutto sul rango sociale ereditato dalla famiglia, l'avvento del sistema industriale ridusse ogni differenza sociale a fattori economici e all'effettivo controllo personale della "ricchezza". In questo modo nella società industriale e capitalistica la complessa stratificazione per ceti si polarizzò drasticamente nell'antagonismo tra due classi fondamentali: la borghesia, detentrice della ricchezza e dei mezzi di produzione, e il proletariato, che traeva il suo sostentamento dalla vendita della sua forza lavoro. Questo antagonismo, entro il quale si iscrivevano i rapporti delle classi intermedie, ha dominato per quasi due secoli la struttura delle società industriali, costituendone la fondamentale condizione dinamica.
Negli ultimi decenni si è affermata nei paesi più avanzati la cosiddetta "società postindustriale": il settore industriale, pur mantenendo altissimi livelli produttivi, ha perso il suo predominio e la gran parte delle forze lavoro, del reddito nazionale e dei rapporti economici politici e sociali sono collegati al settore terziario (servizi pubblici, commercio, finanza, assistenza socio-sanitaria, ricerca scientifica, educazione, impiego del tempo libero). Nella nuova società si stanno ridisegnando le classi e i loro fondamenti, sempre più legati all'accesso alle conoscenze. Emerge così un'élite di "lavoratori della conoscenza", di contro alla massa degli esclusi dai saperi necessari alla gestione sempre più complessa dei processi economici, sociali e politici.