Le strutture tettoniche
Su gran parte della superficie terrestre gli affioramenti rocciosi non conservano la loro disposizione originaria, poiché sono stati sottoposti a lenti e forti movimenti di origine endogena, detti movimenti tettonici, che li deformano fortemente, fratturandoli, dislocandoli e ripiegandoli. Tali deformazioni sono osservabili in tutte le rocce, siano esse ignee, metamorfiche o sedimentarie; tuttavia, in queste ultime sono più evidenti a causa della loro stratificazione, che rende più evidente il risultato dei fenomeni avvenuti.
Per comprendere le deformazioni tettoniche, è fondamentale esaminare il comportamento che le rocce manifestano se vengono sottoposte a sollecitazioni tettoniche. In base a questo criterio, le rocce possono essere distinte in due categorie: rocce a comportamento rigido e rocce a comportamento plastico (va tenuto presente, però, che una stessa roccia può manifestare entrambi i comportamenti, a seconda delle condizioni ambientali in cui viene a trovarsi).
I due tipi di deformazione delle rocce sono le faglie e le pieghe. Se sottoposte a sollecitazioni progressivamente crescenti, le rocce a comportamento rigido si rompono, si fratturano quando le forze raggiungono una determinata intensità, senza subire alcuna modificazione plastica e danno origine alle faglie . Quelle a comportamento plastico, invece, si deformano plasticamente e formano le pieghe ; anch'esse, però, possono fratturarsi lungo le zone di massima tensione o di stress differenziale. L'entità e il tipo delle deformazioni dipendono da alcuni fattori; fra questi, la natura delle rocce, la profondità a cui esse si trovano e il tempo d'azione delle forze tettoniche.
Le rocce ignee, come pure quelle sedimentarie (calcaree e dolomitiche) non stratificate, si comportano come masse rigide che, sottoposte a sollecitazioni tettoniche, non si lasciano modellare; esse resistono sino a un certo valore-soglia, poi si fratturano. Al contrario, le rocce sedimentarie stratificate si comportano come masse plastiche, materiali pastosi che reagiscono alle diverse spinte ripiegandosi variamente, senza perdere il parallelismo degli strati, soprattutto se fra uno strato e l'altro si interpongono veli di materiali che svolgono una funzione lubrificante, come nel caso delle argille o della grafite.
All'aumentare della profondità a cui si trova una roccia, aumentano anche la pressione e la temperatura a cui essa è sottoposta e questi fattori, come si è potuto stabilire in laboratorio, accentuano il comportamento plastico della roccia: da ciò deriva che rocce rigide in superficie possono diventare plastiche in profondità. Anche il tempo d'azione delle forze tettoniche può influenzare il comportamento rigido o plastico di rocce della medesima natura; si è potuto constatare che le fratture sono prodotte soprattutto da forze di breve durata, ma molto intense, mentre i ripiegamenti sono il risultato di deboli forze che hanno agito per lunghissimo tempo, migliaia o milioni di anni.