L'irruzione dell'aleatorietà
Nella seconda metà del Novecento, facendo fronte alla difficoltà di continuare a catalogare la musica anche soltanto in base alle precedenti ripartizioni secondo scuole nazionali, l'etichetta "nuova musica" è giunta a contrassegnare, in modo necessariamente un po' approssimativo, ma non vacuo, le molteplici direzioni, non sempre evidenti e lineari, in cui fenomeni musicali inediti sono proliferati: un mondo sonoro mai prima udito, sistemi di scrittura e di pensiero ancora intentati, scelte linguistiche innovative. Uno di questi nuovi modi di pensare e fare musica è già stato introdotto nel capitolo precedente, in particolare in riferimento a B. Maderna e W. Lutoslawski: l'aleatorietà, termine con cui generalmente si qualificano gli elementi di indeterminatezza e di casualità inseriti in varia misura nella composizione e nell'interpretazione di un brano musicale. Nel 1955, fu W. Meyer-Eppler a dare la prima definizione teorica di alea, intesa come un procedimento compositivo il cui discorso generale è determinato, mentre le varie componenti (durata, strumentazione ecc.) dipendono dal caso. Tale criterio compositivo fu adottato da M. Feldman (Projection I, 1950) e da J. Cage (Music of changes, 1951), in cui l'altezza e la durata dei suoni sono indicate solo approssimativamente da rettangoli distribuiti su 3 settori dello spartito, indicanti il registro acuto, medio e grave, oppure sono stabilite da un sistema di sorteggio ispirato all'I Ching cinese.
John Cage: alea e filosofia zen
Allievo di H. Cowell, A. Schönberg ed E. Varèse, John Cage (Los Angeles 1912 - New York 1992) è tra i più significativi esponenti della musica d'avanguardia del XX secolo. Schematicamente, può esser fatto rientrare nella seconda fase dell'avanguardia, in quanto la sua influenza sulla musica europea iniziò a farsi sentire a partire dal 1958. Ma già dai primi anni Cinquanta destò notevole scalpore il suo pianoforte "preparato", ottenuto inserendo oggetti di varia natura (gomme, chiodi, cartoni ecc.) fra le corde dello strumento, con lo scopo di modificarne la sonorità e di conferire al rumore una funzione determinante in qualsiasi discorso musicale. Cage fu, inoltre, uno dei primi musicisti a teorizzare il concetto di alea e di opera aperta applicato alla composizione musicale e a concepire un sistema di scrittura che, rifuggendo dalla notazione tradizionale, mirasse a stimolare una partecipazione creativa dell'interprete. L'influsso delle filosofie orientali, soprattutto del buddhismo zen, lo portò, negli ultimi anni, a superare il concetto di musica nel senso "occidentale" di costruzione formale, di pensiero estetico predeterminato. Attivissimo diffusore ed esecutore delle proprie numerosissime composizioni, Cage tenne concerti in molti paesi, suscitando violente polemiche, ma influendo in maniera determinante su un vasto settore della musica d'avanguardia.
Composizioni principali sono: Amores (1943), 7 quaderni di Music for Piano (1952-56), 4 di Music of Changes (1951), 34'46.776" (1954) e vari altri pezzi per pianoforte "preparato" e non; un concerto per pianoforte e orchestra (1958); Aria per mezzosoprano con Fontana Mix (1958), Song Books (1970), Ballet (1973), Roaratorio (1979) e Thirty Movements per quartetto (1984); i collage operistici Európeras 1-2 (1987) e 3-4 (1990).
Cage scrisse anche saggi (Virgil Thompson, 1959) e raccolse i suoi pensieri e i testi di numerose conferenze in pubblicazioni di grande successo (Silenzio, 1961; Tema e variazioni, 1982).
Un originale "allievo" di Cage: Morton Feldman
Morton Feldman (New York 1926 - Buffalo, New York 1987) studiò musica e pittura, dedicandosi alla composizione dopo l'incontro con J. Cage, nel 1949. Insegnò alla New York State University a Buffalo e diresse il Center for Creative and Performing Arts. Le sue composizioni seguono le teorie di Cage sulla mancanza di intenzionalità nella musica, che conduce al silenzio, ma con posizioni teoriche ed esiti concreti personali. Fra le sue opere: Intersection I (1951), First Principles (1967), The Viola in My Life (1971), Neither (1977), The Turfan Fragments (1980).