Swing craze, swing band
- Introduzione
- "Swing Era"
- Benny Goodman
- Glenn Miller
- Big band nere
- Count Basie
- Riepilogando
In sintesi
Redazione De Agostini
"Swing Era" | Lo swing fu il marchio del jazz nel 1935-45, tanto che il decennio fu detto "periodo swing", periodo che si aprì con l'improvviso successo dell'orchestra di B. Goodman. Perfezionato da artisti neri (B. Moten, F. Henderson) rimasti in ombra, in breve lo swing divenne la musica della nazione, una merce prodotta su scala industriale da orchestre bianche (A. Shaw, T. e J. Dorsey, G. Miller, H. James). All'ombra di questa facciata consumistica fiorì il più genuino e duraturo swing nero creato da orchestre capaci di sposare orecchiabilità e ricerca (D. Ellington, J. Lunceford) o di far ballare con un ritmo infuocato (C. Basie, C. Webb). In generale, le orchestre bianche privilegiarono i motivi popolari di successo, mentre quelle nere si rifacevano al ricchissimo patrimonio del blues delle origini. |
Big Band | Modello per le big band della "Swing Era" fu l'orchestra di Fletcher Henderson, plasmata sullo sviluppo orchestrale dell'originario call and response africano attraverso l'opposizione delle varie sezioni della band, in un gioco di incroci e controcanti basati su espressioni sincopate, che solo con il trascorrere degli anni e con gli apporti di molti musicisti (basterebbe citare Benny Carter e i suoi arrangiamenti per le sezioni dei sax) diverrà swing. Né può essere dimenticato, d'altra parte, che alla nascita dello swing fornì un determinante contributo il jazz più spontaneo delle band del Midwest in particolare di Kansas City con i suoi head arrangements ("arrangiamenti a memoria"). In pratica, il leader si limitava a esporre a voce le sue idee e a indicare alcuni riffs (frasi ripetitive di tipo più ritmico che melodico), dopo di che spettava ai musicisti il compito di creare una sorta di adeguamento collettivo. |
Count Basie | Count Basie riunì un'orchestra propria che, scoperta e lanciata all'apice del periodo swing (1937), entrò di prepotenza tra le grandi. Compatta, capace di sprigionare un uragano ritmico, l'orchestra Basie suonava a memoria, avvalendosi, soprattutto nel primo periodo, di eccelsi solisti come L. Young ed H. Evans al sax o con l'apporto della voce di B. Holiday (1937-38). La seconda guerra mondiale chiamò alle armi molti musicisti e questa sottrazione costò cara anche alla band di Basie, che però nel 1952 tornò in campo ricostituendo una nuova orchestra. Negli anni Sessanta improvvisamente la band si ritrovò a suonare in locali semideserti: chi suonava un jazz di fattura tradizionale con una grande formazione si vedeva clamorosamente soppiantato, su vasta scala, dalle correnti giovanilistiche emergenti, mentre contemporaneamente, in campo jazzistico si trovava spiazzato dall'avvento del free jazz. |