La drammaturgia del dopoguerra
In sintesi
Redazione De Agostini
Gli svizzeri Frisch e Dürrenmatt | Favoriti dall'astensione della loro patria neutrale durante il conflitto, questi due svizzeri riportarono la drammaturgia tedesca post-brechtiana al successo internazionale. Nella produzione di Frisch (La muraglia cinese, Don Giovanni ovvero l'amore della geometria, Omobono e gli incendiari, Andorra) prevale il tema della crisi dell'individuo, la problematica dell'identità personale, del suo ruolo, delle attese e delle menzogne sociali, dell'etichettamento della personalità e del suo travisamento. In Dürrenmatt (È scritto, Romolo il grande, La visita della vecchia signora, I fisici) prevalgono invece la satira contro l'annullamento dei valori prodotto dal consumismo capitalistico e una visione del mondo come enigmaticità inesplicabile dominata dal caso. |
Weiss | Mantenutosi in un primo tempo (La persecuzione e l'assassinio di Jean-Paul Marat) sul piano di una generale rappresentazione storico-politica entro i moduli drammatici del cosiddetto “teatro totale”, Weiss abbraccia in seguito (L'istruttoria) la poetica del “teatro documentario”, cioè quella forma drammatica in cui il drammaturgo rinuncia il più possibile alle dimensioni creative e interpretative in favore di un ricorso massiccio a documenti che oggettivino sulla scena i fatti storici perché si operi una maturazione delle coscienze e un conseguente intervento nella società. |