L'espressionismo

Poesia e prosa dell'antiumanesimo: Benn

Figlio di un pastore protestante, Gottfried Benn (Mansfeld, Westprignitz, 1886 - Berlino 1956) abbandonò dopo due semestri la facoltà teologica cui si era iscritto per desiderio del padre ed entrò nell'accademia militare di Berlino, dove studiò medicina laureandosi nel 1912.

In questo stesso anno apparve il suo primo volume di poesie, Morgue, che lo rese fulmineamente celebre e cui seguì l'anno dopo la raccolta Figli (Söhne). Ufficiale sanitario durante la prima guerra mondiale, prese parte all'assedio di Anversa; trasferito a Bruxelles, vi diresse, in qualità di primario medico, un ospedale per prostitute. In questo periodo scrisse le novelle poi pubblicate con il titolo Cervelli (Gehirne, 1916). Nel 1917 si stabilì a Berlino aprendovi uno studio medico per malattie veneree e della pelle. Verso la fine degli anni Venti maturò il suo distacco dall'avanguardia espressionista, di cui rifiutava l'impegno politico a favore del socialismo.

A sorpresa, nel 1933, con la conferenza radiofonica Il nuovo Stato e gli intellettuali aderì al nazismo. Presto deluso, prese le distanze dal nuovo regime, il quale peraltro non gli perdonò i suoi trascorsi espressionistici e finì per proibirgli di scrivere. Dopo la guerra ottenne un immenso successo pubblicando in rapida successione: Poesie statiche (Statische Gedichte, 1948); le prose L'uomo tolemaico (Der Ptolemäer, 1947) e Osteria Wolf (Weinhaus Wolf, 1949); i saggi Mondo dell'espressione (Ausdruckswelt, 1949); l'autobiografia Doppia vita (Doppelleben, 1950).

La produzione poetica

La prima raccolta poetica di Benn, Morgue, non comprendeva che nove composizioni piuttosto brevi, ed esteriormente la sua lingua poteva sembrare ancora improntata al naturalismo: in realtà quella lingua precisa e fredda serviva a dar corpo a versi di un nichilismo disperato e a tratti crudamente grottesco. La raccolta Figli segna una svolta in direzione di una scrittura immaginifica e visionaria, che sorregge la violenta rivolta contro la generazione dei padri in nome dell'io. Le raccolte successive, da Carne (Fleisch, 1917) a Scissione (Spaltung, 1925), da Poesie statiche (Statische Gedichte, 1948) all'estremo Aprèslude (1955), mostrano un graduale addolcirsi del tono, una metrica più regolare con un impiego più diffuso della rima, e inclinano spesso verso soluzioni ermetiche. Se l'aspetto formale assume nell'ultimo Benn rilevanza sempre maggiore, non per questo muta il suo atteggiamento nichilistico di fondo: anzi, l'arte resta per lui la sola “attività metafisica” entro l'orizzonte privo di senso dell'essere.

La prosa

La prima e principale prova narrativa di Benn, il ciclo di cinque novelle Cervelli, è incentrata sulla figura del giovane medico Rönne, incapace di un rapporto costruttivo, quale che sia, con il mondo: le sue esperienze esterne si stravolgono in corrispondenza con la dissoluzione interiore dell'io, e vengono descritte con ardite figurazioni linguistiche di stampo espressionistico: “Qualcosa dall'alto mi fiacca. Non ho più un sostegno in fondo ai miei occhi. Lo spazio ondeggia sconfinatamente”. Invano Rönne cerca un punto fermo nelle diverse forme dell'esistenza borghese, ogni volta deve tornare a constatare la disgregazione della propria interiorità. Solo nella creatività artistica l'io può trovare se stesso e negare il mondo esterno in nome di quello dell'espressione.

Il mondo dell'espressione sarà infatti il titolo sotto il quale Benn raccoglierà dopo la guerra la sua più significativa produzione saggistica. La contrapposizione dell'io creatore dell'artista all'io empirico e al mondo fa da sfondo anche all'autobiografia La doppia vita, in cui Benn procede a una puntigliosa difesa e giustificazione del proprio operato, dal suo espressionismo artistico all'adesione e al successivo distacco dal nazionalsocialismo. Una doppia vita, appunto, di medico e di poeta, è per Benn il solo modo di sostenere la realtà senza rinnegare la propria missione di artista.