Approfondimenti
- Tre liriche di Celan
Tre liriche di Celan
Grata di parole
Occhio tondo tra le sbarre.
Palpebra, sfarfallante animale,
voga verso l'alto,
fa passare uno sguardo.
Iride, natante, opaca e senza sogni:
sarà prossimo, il cielo, grigio-cuore.
Storta, nel beccuccio di ferro,
la scheggia fumigante.
Al senso che la luce prende
tu indovini l'anima.
(Fossi io come te. Tu come me.
Non sottostammo forse
al medesimo vento?
Siamo estranei.)
Pavimento. Sopra,
l'una accanto all'altra, le due
pozzanghere grigio-cuore:
due
bocconi di silenzio.
[da Grata di parole]
Salmo
Nessuno c'impasta di nuovo, da terra e fango,
nessuno insuffla la vita alla nostra polvere.
Nessuno.
Che tu sia lodato, Nessuno.
È per amor tuo
che vogliamo fiorire.
Incontro a
te.
Noi un Nulla
fummo, siamo, resteremo,
fiorendo:
la rosa del Nulla,
la rosa di Nessuno.
Con
lo stimma anima-chiara,
lo stame ciel-deserto,
la corona rossa
per la parola di porpora
che noi cantammo al di sopra,
ben al di sopra
della spina.
[da La rosa di nessuno]
Corrosa e scancellata
dal vento radiante della tua lingua
la chiacchiera versicolore
dei fatti vissuti – la linguacciuta
miapoesia, la nullesia.
Dal
turbine
aperto
il passo attraverso le umane forme
di neve – neve di penitenti,
fino alle accoglienti
stanze
dei ghiacciai, ai deschi.
In fondo
al crepaccio dei tempi,
presso il favo di ghiaccio
attende, cristallo di respiro,
la tua irrefutabile
testimonianza.
[da Svolta del respiro]
P. Celan, Poesie, a cura e con un saggio introduttivo di Giuseppe Bevilacqua, Mondadori, Milano 1998, pp. 281, 379, 551.