Approfondimenti
- La poesia tra linguaggio e mondo
- Dal <em>Discorso sulla mitologia</em> di Friedrich Schlegel
- Poetica dell'ossimoro: gli <em>Inni alla notte</em> di Novalis
Poetica dell'ossimoro: gli <em>Inni alla notte</em> di Novalis
Nel poema di Novalis abbiamo una prima paradossale coincidenza di ribadimento e capovolgimento: la dissoluzione di quel legame fisso recupera sì il nome di notte e poi di morte, ma come esperienza di liberazione. [...] Per dire veramente la notte bisogna prima di tutto svellerla dal suo valore normalizzato e perciò impallidito [...] e proiettare in essa e nel suo nome i valori normalmente attribuiti al giorno. [...] La catena del nome si fa mobile, soggetta a venire invertita. Se la tomba ha i suoi piaceri, la notte ha le sue luci e forse è addirittura legittimo provarsi a invertire il senso del rapporto che rende significativa la commistione di tenebre, luci e profilati contorni, che fa di questa ossimorica convivenza un'identità più remota ma più essenziale [...].
La violazione della consecutio logica, empirica, tradizionale si condensa in una nuova forma di congruenza ossimorica, nel senso che la compresenza di formulazioni, esperienze, vibrazioni inconciliabili si costituisce in iter inaudito che, perciò stesso, può aprire la strada verso l'inaudito. [...] Qui costituire la compagine testuale in termini ossimorici vuol dire per di più tentare un approccio espressivo capace di non far disperdere la scintilla che scocca fra gli opposti costretti alla convivenza verbale, di trasformare la compresenza degli opposti in qualche cosa in cui una nuova prospettiva di costruzione vanifichi il momento del distacco e della dissoluzione. Non, quindi, semplice lacerazione ma neanche dinamica polare e tanto meno sintesi dialettica ma piuttosto quello che, in sede non solo letteraria e retorica, proponiamo di chiamare l'oxymoron dolce e passante. La presenza ossimorica degli estremi inconciliabili tende a sfociare sulla pagina nel continuum metamorfico che inverte, estenua, combina, discioglie ma, in trasparenza, non annulla i contrasti.
L. Zagari, Mitologia del segno vivente. Una lettura del romanticismo tedesco, il Mulino, Bologna 1985, pp. 130-31, 161