Approfondimenti
- La poesia tra linguaggio e mondo
- Dal <em>Discorso sulla mitologia</em> di Friedrich Schlegel
- Poetica dell'ossimoro: gli <em>Inni alla notte</em> di Novalis
Dal <em>Discorso sulla mitologia</em> di Friedrich Schlegel
Alla nostra poesia – questa è la mia idea – manca un centro, quale è stata la mitologia per gli antichi. La sostanza di tutto ciò per cui la letteratura moderna è inferiore all'antica si può racchiudere nelle parole: noi non abbiamo mitologia. Però, aggiungo, siamo prossimi ad averne una o almeno è giunto il momento di contribuire seriamente a produrla. Perché essa verrà a noi per una via opposta rispetto alla mitologia di un tempo. Quella aderiva con semplicità e immediatezza a tutto ciò che di più naturale e vivo le offriva il mondo sensibile, e ad esso si formava. Al contrario, la nuova mitologia deve essere creata, tratta dalle profondità più remote dello spirito, e ciò deve essere la più artificiale delle opere d'arte, perché deve comprendere in sé tutte le altre; deve essere il nuovo letto e il nuovo vaso in cui scorra l'antica, immortale fonte primigenia della poesia; deve essere il poema infinito che racchiuda in sé i germi di ogni altro poema.
[...] La bellezza suprema e l'ordine supremo sono quelli del caos: di quel caos che attende solo il tocco dell'amore per dischiudersi e diventare un mondo d'armonia; di quel caos che furono poi anche la mitologia e la poesia degli antichi. Perché mitologia e poesia sono cosa unica e inscindibile. [...] La mitologia ha un grande pregio. Ciò che altrimenti rifugge dal giungere alla coscienza, si palesa qui ai sensi e allo spirito, e viene fermato e trattenuto, come l'anima nel corpo che l'accoglie, che la fa rilucere nei nostri occhi e parlare al nostro orecchio. [...] E allora, in nome della luce e della vita, non esitiamo più! Ognuno contribuisca ad accelerare, a suo modo, la grande evoluzione cui siamo chiamati. Siate degni della grandezza del nostro tempo: il velo cadrà dai vostri occhi, e tutto si farà chiaro dinanzi a voi. Pensare significa divinare, ma l'uomo ha appena iniziato ad essere consapevole della sua forza divinatoria. Incommensurabili sviluppi attendono quella forza, e subito. Mi pare che chi fosse in grado di comprendere la nostra epoca, ossia quel grande processo di universale ringiovanimento, quei principî dell'eterna rivoluzione, dovrebbe riuscire a vedere i poli dell'umanità, a riconoscere e poi a conoscere l'agire dei primi uomini, e il carattere dell'età dell'oro che deve venire. Allora tacerebbe il gran parlare, e l'uomo intenderebbe la terra e il sole. Questo è ciò che io intendo con nuova mitologia.
Friedrich Schlegel, Dialogo sulla poesia, tr. it. di A. Lavagetto, Einaudi, Torino 1991, pp. 40-44.