La lirica: Klopstock
Il Messia
Diviso in 20 canti per un complesso di quasi 20 000 esametri, Il Messia fu concepito sotto l'influsso della lettura del Paradiso perduto di Milton. L'immenso poema, che racconta la passione del Cristo, esprime l'estasi, il rapimento di una fede ben poco ortodossa che prova l'anima del cristiano. Il poeta si dimostra tuttavia poco interessato ad approfondire il carattere dei vari personaggi e preferisce dare alla sua opera il carattere di un oratorio, attento ai sentimenti e ai riflessi emotivi dalla narrazione. La lingua poetica creata da Klopstock, e che egli appunto secondo lo schema ritmico dell'esametro, vuole rivaleggiare con la musica per esprimere un sentimento che oltrepassa le categorie del tempo e dello spazio, che aspira a elevarsi sino a una sorta di canto dell'universo, ove la medesima sintassi del tedesco viene intenzionalmente sconnessa, l'espressione sovraccaricata di metafore, ripetizioni, digressioni.
Attorno a tale poema, composto più per essere declamato che per essere letto, si raccolse un pubblico di giovani sedotto da questo nuovo vocabolario della soggettività, carico di fervore sentimentale. La carenza dell'analisi psicologica sconcertò certo i lettori per questo verso più esigenti, da A.W. Schlegel a L. Tieck e stancò altresì alcuni fra coloro che avevano dapprima acclamato il poema facendone un libro di edificazione.
Ma all'epoca della pubblicazione del Messia la fama di Klopstock fu immensa: Lessing, Goethe, Herder e Schiller concordano nella loro ammirazione, celebrandolo come colui che, nell'epoca moderna, seppe proseguire in lingua tedesca la grande poesia omerica.