L'elegia d'amore: Tibullo e Properzio
In sintesi
Redazione De Agostini
L'elegia d'amore | Fiorisce, profondamente rinnovata e originale rispetto a quella greca perché l'amore è espresso direttamente e non attraverso il mito. |
Cornelio Gallo | (Forum Iulii 69-? 26 a.C.). Amico di Virgilio e seguace di Ottaviano, quando cade in disgrazia si uccide. Restano una decina di versi degli Amores in 4 libri. |
Albio Tibullo | (? 60/54-?19-18 a.C.). A Roma entra nel circolo di Messalla Corvino. Trascorre l'ultima parte della vita nel podere di Pedo. Opere: 2 libri di elegie, il primo dedicato a Delia, il secondo a Nemesi. Un terzo libro gli è solo in parte attribuito; alcune poesie sono sicuramente opera di Ligdamo e di Sulpicia, l'unica poetessa nota della letteratura latina. Poetica: la poesia di Tibullo nasce da un'autentica esperienza di vita. Preferisce i toni malinconici e sfumati. Suo mondo ideale è quello campestre. Lo stile è terso ed elegante, lessicalmente puro e raffinato. |
Sesto Properzio | (? Assisi, 49/47-? 15 ca a.C.). Vive a Roma, entra nel circolo di Mecenate, si dedica solo alla poesia. Opere: 4 libri con 92 elegie, la maggior parte delle quali è dedicata a Cinzia, la donna amata. Cinque elegie di argomento civile, sono dette "romane", e illustrano le cause di culti, nomi e riti di Roma. Poetica: Properzio fonde armoniosamente l'elegia latina e quella alessandrina. È ispirato dalla sua esperienza d'amore, autenticamente vissuta. Lo stile è spesso oscuro, con metafore e sintassi complessa. |