L'elegia d'amore: Tibullo e Properzio
Le Elegie
Properzio scrisse 4 libri di elegie la cui datazione è piuttosto incerta e si fonda unicamente su alcuni riferimenti cronologici rilevabili dalle sue poesie. Il primo libro, detto alla greca Monóbiblos, cioè "libro singolo", risale agli anni 30-29 e fu pubblicato nel 28; non si hanno notizie sicure sulla composizione e sulla pubblicazione del secondo e del terzo libro, ma due elegie del secondo sono databili, quella per l'inaugurazione del portico del tempio di Apollo sul Palatino (28) e quella per il suicidio del poeta Cornelio Gallo. Nel terzo è ricordata la morte di Marcello, nipote di Augusto, avvenuta nel 23. Il quarto libro contiene riferimenti all'anno 16 e fu probabilmente pubblicato postumo.
Contenuto delle elegie
Il primo libro comprende 22 elegie, di cui 10 indirizzate a Cinzia e 12 ad amici e rivali. La relazione con Cinzia domina tutto il volume, anche nelle elegie non dedicate a lei. Il poeta invita l'amata ad evitare il lusso e crede di essere padrone del suo cuore (II, III), ma in effetti diventa suo schiavo (VI); si rode di gelosia per un suo soggiorno a Baia (XI), la rimprovera per la sua indifferenza (XV), ha paura che lei fugga in Illiria con un altro amante (VIII). Nonostante tutto il poeta persiste nel suo amore: "Cinzia fu la prima e Cinzia sarà l'ultima" (XII): ripensa alla donna amata durante una tempesta (XVII), lontano da Roma rievoca la sua figura, chiamando a testimoni gli alberi e gli uccelli della sua fedeltà (XVIII), e immagina che l'amata pianga per la sua morte (XIX). Le ultime due poesie del libro, brevissime, sono le più antiche: la XXI riporta le parole di un moribondo durante la guerra di Perugia e, nella XXII, il poeta dichiara di essere nato in Umbria e ricorda le guerre civili.
Il secondo libro contiene 34 elegie; il poeta introduce la mitologia erudita sul modello della poesia alessandrina: l'amore per Cinzia è ancora protagonista incontrastato. Properzio ne esalta la bellezza (II, III), si lamenta della sua crudeltà e della sua leggerezza (IV, V), soffre di gelosia per il ritorno del rivale pretore dall'Illiria (XVI) e per i viaggi di lei a Tivoli, Tuscolo, Preneste (XXXII). Ora gioisce per una riconciliazione (XIII, XIV, XV), ora desidera morire, perché la donna amata lo ha abbandonato (VIII, IX), e si propone di dimenticarla (XI). Vi sono anche elegie di altro argomento: nella I si scusa con Mecenate garbatamente di non poter celebrare le gesta di Augusto, perché non è il suo genere di poesia; nella XXXI celebra l'inaugurazione del portico del tempio di Apollo sul Palatino; la più interessante è però l'ultima (XXXIV), nella quale Properzio elogia la poesia amorosa e loda Virgilio come il solo degno di celebrare le gesta di Augusto.
Il terzo libro contiene 25 elegie nelle quali l'amore per Cinzia si alterna ad altri argomenti. La donna è gelosa del poeta (VI), che è costretto a raggiungerla di notte a Tivoli (XVI); Properzio cerca consolazione dei tradimenti nel vino (XVII) e invano le chiede di sposarlo (XX). Ormai la sua relazione amorosa volge al termine e il libro si chiude con l'addio a Cinzia. Di tono moraleggiante sono le elegie contro la disonestà e l'avidità dei romani, contro il lusso delle donne e la loro corruzione (XIII, XIV, XIX); nell'elegia di apertura il poeta si dichiara continuatore dei poeti greci Callimaco e Filita e preannuncia la sua eterna gloria (II). In altre, di carattere civile e celebrativo, elogia Augusto e Mecenate (III, IV), rievoca la vittoria di Azio e le vicende di Antonio e Cleopatra (XI) e tesse le lodi di Roma e dell'Italia (XXII); vi è poi il canto funebre per la morte del giovane Marcello (XVIII).
Il quarto libro è composto da 11 elegie, di cui solo due sono dedicate a Cinzia. Properzio, libero dalla passione amorosa e sollecitato da Mecenate, si dedica ora a celebrare Roma attraverso le antiche leggende. Nella I egli descrive in prima persona le origini di Roma e si proclama il "Callimaco romano". Le 5 poesie, cosiddette "elegie romane", hanno per argomento leggende, monumenti antichi ed episodi della storia di Roma. Nella II il simulacro del dio etrusco Vertumno, posto nel foro, racconta la sua storia; nella IV si narra la leggenda di Tarpea, che per amore di Tito Tazio, tradì Roma; la VI rievoca la battaglia di Azio e la costruzione del tempio di Apollo sul Palatino; nella IX il poeta tratta l'origine dell'Ara Massima e la leggenda di Ercole che uccide Caco; nella X celebra il santuario di Giove Feretrio, dove Romolo, Cornelio Cosso e Claudio Marcello avevano consacrato le spoglie di un comandante nemico da loro ucciso. Nell'ultima elegia Cornelia, figliastra di Augusto e moglie di Lucio Emilio Paolo, morta nel 16, ricorda la sua virtuosa vita di sposa e di madre e invita il marito a non piangere per lei. In due elegie torna il tema d'amore per Cinzia che, morta, gli appare in sogno e lo rassicura che il suo amore durerà anche nell'oltretomba (VII).
L'itinerario poetico di Properzio
Il mondo poetico di Properzio nasce da una sintesi di elementi culturali diversi, in cui sono presenti influssi dell'epigramma e dell'elegia ellenistica accanto a suggestioni riprese da Catullo, dai neòteroi, da Cornelio Gallo. Properzio attua una completa fusione tra l'elegia romana e quella alessandrina, nella quale miti ed elementi autobiografici si uniscono in un'opera di perfetta armonia. Tuttavia, come è tipico dell'elegia latina a differenza di quella ellenistica, prevalentemente mitologica ed erudita il canzoniere di Properzio nasce da un'esperienza d'amore autenticamente vissuta. Essa, pur nell'adesione ai temi caratteristici della poesia erotica, quali l'innamoramento, i capricci della donna, le gelosie, i tradimenti, assume una valenza del tutto personale nell'accentuazione sensuale e drammatica delle situazioni e, quindi, nelle tonalità dense e impetuose della scrittura. Pur nelle molte concessioni all'erudizione mitologica e alle convenzioni letterarie, il canzoniere tratteggia una storia psicologicamente reale: in essa domina la personalità della donna amata, bella, raffinata, colta ed elegante, ma nello stesso tempo spregiudicata e volubile, che impone al poeta, nella continua alternanza degli slanci e degli abbandoni, una schiavitù amorosa cui egli non sa e non vuole sottrarsi e di cui, anzi, fa consapevolmente il centro della sua vita e della sua poesia. È un appassionato ed esclusivo amore, che si identifica con la stessa vita di Properzio e diventa la sorgente inesauribile di poesia, la quale è sfogo all'infelicità e mezzo per avvicinare l'amata.
L'elegia civile
Il contatto con il circolo di Mecenate portò Properzio ad accostarsi a temi civili, secondo le indicazioni culturali suggerite dal regime augusteo. Nel secondo libro, in corrispondenza con l'incrinarsi del suo rapporto amoroso con Cinzia, si fanno più frequenti i temi celebrativi e nel quarto appaiono le cosiddette "elegie romane", mentre quelle dedicate alla donna amata sono solo due. Properzio illustra le cause di culti, nomi e riti di Roma, evocando antichi eroi e leggende, come farà Ovidio, a distanza di pochi anni, nei Fasti. L'adesione al programma augusteo di recupero dei valori della tradizione, presente in forme diverse anche in Virgilio e in Orazio, si attua nel poeta nei modi che più gli sono congeniali, cioè nella fedeltà ai canoni della poetica alessandrina e di Callimaco in particolare; di lui Properzio riprende non solo il genere eziologico, ma anche il gusto per l'erudizione e la grandissima raffinatezza formale.
Lo stile di Properzio
La poesia di Properzio è di difficile comprensione; numerose metafore e analogie, costruzioni sintattiche complesse e particolari la rendono talvolta volutamente oscura. A questo contribuisce anche il pensiero che non segue uno svolgimento logico; i concetti procedono uno dopo l'altro senza un collegamento, seguendo i moti imprevedibili del suo animo. Certe elegie danno l'impressione di essere una giustapposizione di temi isolati. Anche il linguaggio è arduo: allusivo, ricco di significati, con poche parole quotidiane e molte rare e preziose, grecismi, sia lessicali sia sintattici.