Livio
- Introduzione
- La vita
- L'opera
- Arte e stile
- Riepilogando
La vita
Tito Livio nacque a Padova, nel 59 a. C., da nobile famiglia. La città natale dello storico vantava le stesse origini di Roma, che, secondo la leggenda, risalivano al troiano Antenore. La città era inoltre di sentimenti repubblicani e favorevole agli ottimati: nacquero così in Livio quelle tendenze conservatrici e repubblicane, che non scomparvero neppure quando, ancor molto giovane, si trasferì a Roma. Qui si dedicò a studi di retorica
e filosofia, scrisse dialoghi e cominciò a scrivere la sua grande opera storica. Il suo ingegno e la solida preparazione culturale lo misero ben presto in vista. Fu grande la sua familiarità con Augusto, del quale fu ospite e consigliere. Tuttavia l’amicizia dell’imperatore non costituì un ostacolo alle sue convinzioni ed idealità: tant’è vero che nel trattare delle guerre civili poté ugualmente colmare di lodi Pompeo, addirittura ricordare onorevolmente Bruto e Cassio, gli uccisori di Cesare, e perfino sollevare dubbi sull’utilità, per lo Stato romano, dell’operato di Cesare. La cosa non deve poi stupire più di tanto. Da una parte, infatti, Livio, turbato per i gravi sconvolgimenti appena finiti, era convinto della necessità di un ordine nuovo, che garantisse una serena vita civile (ed accettava in Augusto il garante di quella pace e quell’ordine, che tutti auspicavano), d’altra parte, Augusto stesso, era sì l’innovatore che voleva rifondare lo Stato, ma era anche colui che intendeva restaurarne le antiche forme repubblicane, che si era assunto il compito di ricondurre in Roma le antiche tradizioni, che voleva ripristinare l’antica religione: sentiva, quindi, di potersi giovare dell’opera di quel patriota conservatore, severo e moralmente rigoroso. Alla morte di Augusto (14 d.C), Livio, ricco di fama e di onori, tornò nella città natale, ove continuò ad attendere con instancabile lena alla stesuradella sua opera, che, però, non portò a termine: la morte lo colse nel 17 d. C.