Il teatro
- Introduzione
- I rapporti col mondo greco
- La fabula
- Il mimo
- I generi teatrali
- Riepilogando
I generi teatrali
Palliata (fabula palliata). Era la commedia di ambientazione greca (pallium è infatti il termine latino che designa il mantello greco indossato dagli attori), che si ispirava dichiaratamente ai testi degli autori della commedia nuova, quali Filemone, Difilo e, soprattutto, Menandro, dei quali assume intrecci, ambienti e personaggi, con libertà creativa e spesso col procedimento della contaminatio. Introdotta da Livio Andronico e da Gneo Nevio, ebbe i maggiori interpreti in Cecilio Stazio, in Plauto e in Terenzio . A un prologo, in cui erano esposti l'antefatto, la trama e la richiesta agli spettatori di essere indulgenti, seguivano una protasi, uno svolgimento e un finale. Le parti recitate erano i diverbia, le parti cantate i cantica; un flautista intercalava brani musicali. Si estinse a causa dell'eccessiva uniformità degli intrecci.
Togata (fabula togata ). Era la commedia di ambientazione romana, così chiamata dalla toga, la veste romana che indossavano gli attori. Ebbe inizio dopo la scomparsa della palliata. Aveva un carattere chiaramente più popolare della commedia greca; metteva in scena il mondo degli umili, dei contadini, degli artigiani, con grande varietà di tematiche, con intrecci meno complicati e con un minor numero di personaggi. La togata venne anche chiamata tabernaria, quando metteva in scena il mondo delle osterie e delle botteghe. Restano solo scarsi frammenti di autori quali Titinio, Lucio Afranio, il più famoso, e Tito Quinzio Atta.
Coturnata ( fabula cothurnata ). È la tragedia di ambientazione greca, che prende come modelli Eschilo, Sofocle, ma, soprattutto, Euripide. Il nome deriva dal coturno, l'alto calzare a forma di stivaletto con spessa suola, tipico degli attori greci.
Pretesta (fabula praetexta ). È la tragedia di ambientazione romana, di carattere patriottico e nazionale, che esalta avvenimenti importanti o eminenti figure politiche. Il termine deriva dal nome dell'abito ( toga praetexta) indossato dai magistrati romani e orlato da una striscia di porpora. La prima rappresentazione di cui si ha notizia risale all'ultimo decennio del terzo secolo.