Il teatro
Il mimo
Era uno spettacolo, di origine greca, in cui venivano parodiate situazioni, figure, aspetti della realtà quotidiana. Era una forma di intrattenimento popolare che si alternava all'atellana e che godeva di un pubblico assiduo e attento, in quanto la rappresentazione non richiedeva allo spettatore nessuno sforzo mentale. Aveva come scopo quello di suscitare la risata e questo era affidato all'abilità e alla vena comica degli attori, che improvvisavano su un canovaccio una satira pesante e spesso oscena, entrando in scena senza maschera e a piedi nudi (planipedes). Il fatto più notevole era che nel mimo recitavano anche le donne, in genere cortigiane e schiave, guidate da un'archimima. La prima rappresentazione, di cui si abbia notizia, risale all'ultimo decennio del sec. III; in seguito si diffuse anche l'uso di recitare mimi come intermezzo o farsa terminale (exodium) nelle rappresentazioni sceniche più impegnative. Il genere assunse dignità letteraria all'epoca di Cesare, con Decimo Laberio e con Publilio Siro.
Le donne recitavano e danzavano anche nel pantomimo, una danza, in genere licenziosa, in cui esperti ballerini mimavano l'azione senza parlare. Durante il balletto, un coro raccontava la trama. Non si conosce invece quasi nulla della tragicommedia o Fabula Rhintonica, così detta dal poeta greco Rintone di Taranto (secc. IV-III a.C.), che cercava di divertire gli spettatori, parodiando tragedie e commedie famose, in cui erano protagonisti eroi e anche divinità.