La storiografia di Polibio
In sintesi
Polibio, politico e storico | Polibio (200-120 a.C.) è il primo intellettuale greco che rivolge il suo interesse a Roma, città nella quale viene deportato dopo la sconfitta macedone a Pidna (168). A Roma ottenne la protezione del circolo degli Scipioni ed iniziò ad accompagnare Cornelio Scipione l'Emiliano durante le sue spedizioni. Oltre alla sua opera principale, le Storie, scrisse una Vita di Filopemene, una monografia Sulla guerra di Numanzia (133) e due trattati di tecnica militare: di queste opere minori non rimane nulla. |
La struttura e la genesi delle Storie | Dei 40 libri delle Storie, rimangono i primi 5 libri integri, mentre esistono ampi frammenti dei restanti. Con molta probabilità due sono state le fasi di composizione: i 30 libri iniziali sono stati composti in un primo momento e trattano il periodo compreso tra il 220 a.C. (II guerra punica) ed il 168 a.C. (III guerra di Macedonia); gli ultimi 10 libri sono stati composti in una seconda fase e la narrazione giunge al 144 a.C. Dopo un proemio programmatico (indicazioni sul metodo storiografico) ed il riassunto del periodo appena trascorso (264-222 a.C.), ha inizio la narrazione storica, probabilmente suddivisa in esadi (gruppi di 6 libri). |
Il metodo storiografico | Polibio, a più riprese (ma in modo particolare nei primi due libri e nel XII), espone il suo metodo: raccogliere per il lettore “in una grande visione d'insieme” le vicende dei popoli che vivono nelle regioni affacciate sul Mediterraneo, che acquistano un carattere unitario grazie all'azione della Ty'che: lo storico deve comporre una storia “universale” e “pragmatica” mosso da un intento pratico-didascalico. L'historìe pragmatikè comprende 3 parti: la raccolta dei materiali, il confronto diretto con le fonti e, di fondamentale importanza, la conoscenza della politica. |
La riflessione su Roma | La grandezza di Roma è il risultato di 3 fattori: essere fondata su una “costituzione mista”, capace di controbilanciare la degenerazione istituzionale dell'anaciclosi (descritta da Polibio nel VI libro); avere una compatta preparazione militare; essere salvaguardata dalla religione e da solidi valori etici. |