La lirica corale e Pindaro
In sintesi
Il mondo delle corti | Il tardo arcaismo in Grecia è segnato da profonde trasformazioni politiche, da un forte sviluppo artistico e da un'abbondante produzione letteraria. I personaggi più influenti commissionano versi di lode ai poeti che soggiornano presso le loro corti; nasce così una nuova concezione di poesia – affidata all'esecuzione di un coro – e il poeta assume il nuovo ruolo di professionista. |
Simonide | (Iuli, Isola di Ceo, 556-Agrigento 468 ca a.C.) poeta itinerante è ospite presso le corti di Ipparco ad Atene, degli Scopadi in Tessaglia e di Ierone a Siracusa. Sperimenta tutti i generi della lirica corale: inni, encomi (celebri l'Encomio a Scopa e Encomio dei caduti alle Termopili), epinici e soprattutto thrènoi (lamenti funebri). Scrive in dialetto dorico, come tutti i lirici corali. Rimangono ca 150 frammenti. |
Pindaro | (Cinocefale, Tebe, 522 o 518-Argo 438 ca a.C.) come Simonide, fu poeta itinerante legato a una committenza panellenica (fu chiamato ad Atene, a Siracusa e ad Agrigento) e si cimentò in tutti i generi della poesia corale. Tra gli epinici si ricordano le 14 Olimpiche, le 12 Pitiche, le 11 Nemee e le 8 Istmiche; celebri anche i peani e i ditirambi. Scrive in dialetto dorico. Sono giunti a noi 4 libri di epinici e 350 frammenti. |
Bacchilide | (Ceo 520-450 ca a.C.) nato a Ceo come lo zio Simonide, viaggiò tra Tessaglia, Macedonia, Atene e a Siracusa seguendo gli incarichi dei committenti sia pubblici che privati. Compose prevalentemente epinici e ditirambi e, fin dall'antichità fu costantemente contrapposto al contemporaneo Pindaro. Sono giunti a noi 14 epinici e 6 ditirambi. |