L'età arcaica
L'età arcaica si apre con i poemi omerici, la cui fioritura è stata collocata dagli studiosi tra il IX e l'VIII secolo a.C., alcuni secoli dopo le vicende della guerra di Troia, che costituisce la materia dell'Iliade.
I due poemi sono gli unici pervenuti di una produzione epica che doveva essere vastissima: due capolavori che costituiscono la sintesi di un lungo processo, come risulta dall'estrema raffinatezza e complessità del mondo culturale e poetico in essi rappresentato.
Esiodo, il primo poeta didascalico e insieme la prima figura della letteratura greca la cui esistenza sia storicamente provata, sostituisce al codice omerico della virtù aristocratico-guerriera la riflessione sulla dignità etica del lavoro, delle occupazioni quotidiane.
L'espressione del sentimento individuale sembra essere la connotazione essenziale della lirica che fiorisce dopo Esiodo. Il pubblico circoscritto dei simposi è il destinatario del giambo e dell'elegia, generi lirici recitati con un semplice accompagnamento musicale. Il giambo, con il suo andamento discorsivo, predilige i toni del sarcasmo e della satira: suoi interpreti sono Archiloco, Semonide di Amorgo e Ipponatte. Vari sono i temi dell'elegia: dalle esortazioni al valore guerresco (Callino, Tirteo), all'esposizione di concezioni morali e politiche (Solone, Teognide), all'espressione di sentimenti individuali (Mimnermo). La melica è una forma poetica in cui la lirica viene accompagnata dalla musica e dal canto a opera di un solo esecutore (lirica monodica: Alceo, Saffo), oppure di un coro (lirica corale: Alcmane, Stesicoro, Ibico; e poi Simonide, Bacchilide, Pindaro, ormai alle soglie dell'età classica). I destinatari della poesia di Alceo e Saffo sono gli ambiti circoscritti dell'eteria maschile e del tiaso femminile; i componimenti lirici corali celebrano in solennità pubbliche gli dei (inni, peana, ditirambi e parteni), oppure sono destinati a festeggiamenti o a ricorrenze della vita civile (encomi, epitalami, imenei, treni e epinici).