Gli esiti recenti della narrativa
Jean Giono
Jean Giono (1895-1970) nacque da una famiglia modesta in Provenza, dove trascorse tutta la vita. Il primo romanzo Colline (Collina, 1928) fu scoperto da Gide, che lo indusse a dedicarsi esclusivamente alla letteratura. Nei successivi, tra cui Un de Baumugnes (Uno di Baumugnes, 1929), Le grand troupeau (Il grande gregge, 1931), Que ma joie demeure (Che la mia gioia resti, 1935), in una prosa fluente e abbondante Giono canta il mito della Terra, la sottomissione all'ordine naturale, l'affinità tra gli elementi della natura. Arrestato come antimilitarista (1939), e nel 1945 per un'assurda accusa di collaborazionismo, tornò poi nella sua amata Manosque, indifferente alle polemiche come al successo. Pur fedele ai suoi temi, abbandonò i toni un po' enfatici e adottò uno stile più neutro, conciso, di notevole intensità e compostezza. I romanzi Le hussard sur le toit (L'ussaro sul tetto, 1951), Voyage en Italie (Viaggio in Italia, 1953), Le bonheur fou (La pazza felicità, 1957), Angelo (1958) propongono una visione scettica e amara del mondo. Il lirismo e il tono profetico delle prime opere lasciano spazio a un universo segnato dalle immagini del male, della desolazione e della morte, a cui però l'eroe di Giono si ribella, opponendo una personale, accanita ricerca della felicità.