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- Le tappe dell'integrazione europea
Le tappe dell'integrazione europea
Gli antefatti. Dopo la seconda guerra mondiale, i gravosi problemi della ricostruzione rendono necessaria una cooperazione politica ed economica fra gli Stati europei. I primi che si muovono in questa direzione sono Belgio, Olanda e Lussemburgo, formando l'unione doganale del Benelux. Francia e Regno Unito, legati fin dal 1947 da un'alleanza militare, la estendono al Benelux (1948), ipotizzando di creare un'area d'integrazione economica, politica e culturale estesa anche all'Italia. Tale processo è accelerato dagli Stati Uniti che, nella loro strategia di contenimento del comunismo, vincolano gli aiuti economici del piano Marshall a una loro gestione comune da parte dei paesi europei, garantita dall'OECE (Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica, 1948). Il disegno americano è completato nel 1949 con l'alleanza militare del Patto Atlantico, e politicamente, dall'istituzione del Consiglio d'Europa.
La CECA e l'UEO. Un ulteriore passo verso l'integrazione continentale è rappresentato dalla CECA (Comunità europea del carbone e dell'acciaio, trattato di Parigi del 1951), che coinvolge Benelux, Francia, Germania Federale e Italia (la cosiddetta "Piccola Europa") in una costruzione istituzionale sovranazionale nel settore carbosiderurgico. Il successo della CECA prelude alla nascita anche di una comunità di difesa, l'Unione europea occidentale (UEO), integrata alla NATO.
La CEE e l'Euratom. Nel 1957 il processo di unificazione dei Sei è coronato dai trattati di Roma, che istituiscono la Comunità economica europea (CEE), tesa a eliminare ogni barriera doganale all'interno degli Stati aderenti, e l'Euratom, mirante a sviluppare industrie nucleari europee per scopi pacifici. Nel 1967 gli organismi direttivi di CECA, CEE ed Euratom sono quindi unificati e coordinati da una Commissione europea, affiancata, nel 1979 dal Parlamento europeo. Sempre nel 1979 è istituito il Sistema monetario europeo (SME ), mentre tra il 1973 e il 1986 aderiscono alla CEE altri sei paesi (Regno Unito, Danimarca, Irlanda, Grecia, Portogallo e Spagna).
L'Unione allargata. L'Atto unico europeo, entrato in vigore nel 1987, precisa i poteri delle istituzioni di governo della CEE e impegna gli Stati membri a realizzare entro il 1992 uno spazio senza frontiere interne. Su questa base, e dopo l'unificazione della Germania (1990), viene elaborato il trattato di Maastricht (1992), che precisa i termini dell'unione economica e monetaria, ma anche dell'unione politica, in particolare per la cittadinanza, la diplomazia, la difesa comune e la politica sociale, dando al sistema il nome di Unione europea ( UE). Da allora gli sviluppi comunitari si intensificano: nel 1995 aderiscono all'Unione Austria, Finlandia e Svezia; nel 1999 è introdotta la moneta comune, l'euro , (adottata da tutti i paesi, salvo Danimarca, Regno Unito e Svezia) e istituita la Banca centrale europea; nel 2000, al vertice europeo di Nizza, è previsto l'allargamento dell'UE ad altri 12 paesi (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca - capitale Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Romania, Bulgaria, Malta, Cipro) ed eventualmente alla Turchia.
I paesi ACP e l'Asem. L'Unione Europea intrattiene rapporti politico economici su scala globale. Particolarmente importanti sono le relazioni dell'Unione con i cosiddetti paesi ACP (Africa-Caraibi-Pacifico), inaugurati con le convenzioni di Yaundé (Camerun, 1967) e di Lomé (Togo, 1975), e perfezionati con quella di Cotonou (Benin, 2000), che porta dai 18 iniziali a 77 i paesi aderenti. Un allargamento degli interessi dell'UE in Oriente è stato avviato dal 1996 tramite l'Asia Europa Meeting (Asem ), vertice periodico con i maggiori paesi asiatici (Brunei, Cina, Corea del Sud, Filippine, Giappone, Indonesia, Malaysia, Singapore, Thailandia e Vietnam). Ulteriori intese sono in corso con il Nordafrica e il Medio Oriente, le Americhe e l'Oceania.