Tendenze e organizzazioni internazionali
Uno scenario in movimento
In poco meno di cinquant'anni l'assetto geopolitico del mondo ha cambiato radicalmente faccia due volte: la prima, quando l'Europa postbellica e postcoloniale ha perso il ruolo di centro di gravità del pianeta a vantaggio delle due superpotenze, sovietica e americana; la seconda, quando il vuoto d'egemonia creato dalla fine dell'URSS ha assegnato agli Stati Uniti la funzione di unica potenza mondiale globale. La successione relativamente rapida, se rapportata ai tempi della storia, di questi due cambiamenti ha comportato, insieme con la messa in crisi di quadri mentali che credevamo consolidati, la consapevolezza di trovarci nel cuore di un passaggio epocale di cui tuttavia è difficile cogliere sia l'orientamento, sia il senso.
- Il planisfero che cambia
Le carte
geografiche , si sa, non sono
semplici rappresentazioni della superficie terrestre costruite per orientarci
nello spazio, ma contengono sempre in qualche modo il
punto di vista di chi
le ha prodotte
e di coloro a cui sono
destinate. Ciò è subito evidente nel caso dei planisferi: va de sé che una carta
cinese del mondo porrà al centro la Cina e l'Oceano Pacifico e ai suoi bordi
esterni l'Europa e l'Africa, da un lato, e le Americhe, dall'altro, mentre una
carta statunitense sarà centrata sul Nordamerica e avrà ai bordi corrispondenti
il Pacifico, con l'Asia orientale, e, rispettivamente, l'Europa, l'Africa e
l'Asia occidentale.Ma che cosa succede se dobbiamo costruire un planisfero valido
per tutto il pianeta, ossia, per così dire, universale?Per oltre quattro secoli ci siamo a serviti a questo scopo, e ci
serviamo ancor oggi abitualmente, di planisferi basati su varianti della
proiezione elaborata 1569 dal cartografo fiammingo
Mercatore e, ovviamente, centrata sull'Europa. La
cosa ci pare scontata, ma non è così.Quanto
poco quest'immagine del mondo corrisponda alle realtà delle
cose
così come la percepiamo oggi lo possiamo intuire
raffrontando il modello di Mercatore col planisfero
proposto nel 1972 dal cartografo tedesco Arno Peters
(fig. 1.4.1) e
adottato dalle ONG dell'ONU che operano nel campo della cooperazione
internazionale.
La proiezione di Mercatore, congegnata per i naviganti europei,
dà conto delle distanze che separano un punto dall'altro della carta, ma
enfatizza l'emisfero settentrionale del pianeta a scapito di quello meridionale.
La proiezione di Peters, impostata negli anni della decolonizzazione, rispetta
la misura delle aree dei continenti e riequilibra le proporzioni tra i due
emisferi, ridimensionando il "peso" dell'Europa. Tra le due è dunque la più
fedele? Ancora una volta è questione di punti di vista. Stando al geografo
francese Christian Grataloup (1995), viviamo in un
mondo a tre dimensioni:
quella della simultaneità "senza distanza" creata da Internet; quella delle reti
di trasporto, dove costi e tempi prevalgono sulle distanze ("effetto tunnel"),
infine quelle delle "distanze euclidee" sulla superficie della Terra. Com'è
possibile rappresentare insieme queste tre variabili?
- Se cambia la guerra
Dei cento e più conflitti
armati
, guerre civili a parte, che hanno insanguinato questo tormentato secondo
dopoguerra, poco meno di un terzo sono avvenuti negli ultimi dieci anni. La
cifra è inquietante, tanto più se si considera che una decina di tali conflitti
ha avuto per teatro l'Europa balcanica (ex
Iugoslavia
) e orientale (Stati e regioni caucasiche
dell'ex
URSS), riportando venti di
guerra in un'area centrale del pianeta che da mezzo secolo ne sembrava esente.
Un'altra zona nevralgica è il Medio
Oriente, alla ribalta delle maggiori tensioni internazionali
da oltre cinquant'anni a causa del suo ingente patrimonio petrolifero e del
cronicizzarsi della questione nazionale palestinese.Focolai di crisi sono presenti pure in periferia, in
Asia meridionale e
sudorientale (Sri Lanka, India, Pakistan, Indonesia,
Filippine), in Africa (ex Sahara
spagnolo, Sierra Leone, Angola, Sudan, Ruanda, Eritrea-Etiopia, Zimbabwe), e in
America Latina (Messico, Colombia,
Perú). Sui principali scacchieri asiatici grava poi l'ipoteca delle
potenze nucleari "di fatto" (Israele, India,
Pakistan), i cui arsenali atomici sfuggono al controllo della comunità
internazionale.
Nel panorama strategico dell'ultimo decennio esistono però anche
sviluppi positivi o quantomeno "aperti". Importanti progressi sono stati compiuti nel campo della
limitazione degli armamenti
nucleari con
la proroga a tempo indefinito del Trattato di non proliferazione (1995, dal
quale si sono autoesclusi solo Cuba, India e Pakistan), l'apertura alla firma
del Trattato per la proibizione totale degli esperimenti nucleari (1996), e la
denuclearizzazione di oltre metà del
pianeta (dall'Antartide, 1959, all'America Latina, 1967, al Pacifico del Sud,
1985, all'Asia sudorientale, 1995, all'Africa, 1996). In ottemperanza a tali
accordi il Sudafrica ha smantellato le proprie testate atomiche, la Bielorussia,
il Kazakistan e l'Ucraina hanno consegnato alla Russia le armi nucleari presenti
sul loro territorio, mentre il Brasile e l'Argentina si sono impegnati a non
costruirne.Progressi sono avvenuti anche nel campo delle convenzioni
relative alla limitazione delle armi convenzionali
e
laser (1995), alla
proibizione delle armi
chimiche (1993) e
delle mine
antiuomo
(1997).
Secondo i due
maggiori centri indipendenti di studi strategici,
l'International Institute for Strategic
Studies
, di Londra (sito Internet: www.iiss.org) e lo
Stockholm International Peace Research
Institute
(sito Internet: www.sipri.se), tra il 1990 e il 1999 si è avuta una
riduzione della spesa militare mondiale in termini
reali di quasi un terzo, imputabile per lopiù ai tagli negli armamenti operati
da Stati Uniti e Russia nella prima metà del decennio. Dal biennio 1998-99,
tuttavia, vi sarebbe una ripresa degli investimenti nel settore, confermata dai
dati relativi al commercio internazionale di
armi, con ai primi posti tra i paesi esportatori gli Stati
Uniti (che da soli coprono quasi il 50% del mercato), il Regno Unito (19%), la
Francia (12%), quindi la Germania e l'Italia.
Un'ultima considerazione. Nella stragrande maggioranza dei conflitti di fine secolo, dalla guerra del Golfo del 1991, a quella del Kosovo del 1999, fino a quella tra Eritrea ed Etiopia del 2000, si sono moltiplicati gli interventi dell'ONU, coadiuvata dalle grandi potenze, a salvaguardia della pace e della sicurezza nelle aree di crisi (missioni di peacekeeping e/o di peacebuilding). Se ciò corrisponda a mere "ingerenze a carattere umanitario" o preluda a un nuovo ruolo strategico delle Nazioni Unite fa parte degli scenari "aperti" del periodo.
- La NATO e l'OSCE
La NATO (acronimo di
North Atlantic Treaty Organization, Organizzazione del Trattato dell'Atlantico
del Nord, quest'ultimo meglio noto come Patto Atlantico) è l'unica
alleanza militare sorta nell'immediato secondo
dopoguerra a essere sopravissuta al terremoto geopolitico dei primi anni
Novanta. Quando fu costituita, nel 1949, la NATO comprendeva 12 paesi
delle due sponde dell'Atlantico settentrionale (Belgio, Canada, Danimarca,
Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno
Unito, USA) accomunati dall'impegno alla difesa reciproca
contro
l'URSS e l'avanzata del comunismo. Negli anni
seguenti l'organizzazione si estese ad altri quattro Stati (Grecia, Turchia,
Germania Occidentale, Spagna), mentre nel 1955 i paesi socialisti si
coalizzarono nel Patto di Varsavia (Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania Orientale,
Polonia, Romania, Ungheria, URSS).
Riunificata la Germania (1990), sciolto il Patto di Varsavia e
cessata l'URSS (1991), la NATO ha rivisto i propri obiettivi proponendosi come
struttura garante della democrazia e della stabilità in Europa e dal 1994,
tramite gli accordi di Partnership per la pace
, ha aperto l'organizzazione ai paesi dell'Europa centrorientale e
balcanica e dell'ex URSS, Russia compresa, ammessi a far parte del Consiglio
d'associazione euro-atlantico, istituito nel 1997. In tale quadro hanno aderito
all'iniziativa della NATO, la cui segreteria ha sede a Bruxelles (sito Internet:
www.nato.int), anche paesi tradizionalmente neutrali come la Svezia e la
Svizzera.L'azione della NATO ha come complemento quella dell'
OSCE (Organizzazione per la Cooperazione e la
Sicurezza in Europa), che dal 1994 sostituisce la preesistente Conferenza per la
cooperazione e la sicurezza in Europa (CSCE) avviata nel 1974 dalla Conferenza
di Helsinki per la tutela dei diritti umani tanto nei paesi occidentali, quanto
in quelli socialisti. L'organizzazione, con sede a Vienna (sito Internet:
www.osce.org), comprende 55 paesi e raggruppa, oltre agli Stati membri e
associati della NATO, Cipro, Città del Vaticano, Finlandia, Iugoslavia e San
Marino.
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Figura 1.4.1 Proiezione tipo Mercatore e proiezione di Peters