Tommaso Campanella
Il frate domenicano Tommaso Campanella (Stilo di Calabria 1568 - Parigi 1639) organizza nel 1599 una congiura per scacciare gli spagnoli dal Meridione e riformare la Chiesa. Per salvarsi dal capestro si finge pazzo e rimane fino al 1629 in carcere, dove scrive quasi tutte le sue opere e un volume di Poesie, che ne fanno uno dei maggiori poeti del '600 italiano. Nella Metaphysica Campanella dichiara di voler trattare "i principi del sapere, dell'essere e dell'agire": fondamento certo del sapere è l'autocoscienza di ciascuno; l'essere è costituito da "tre primalità", "possanza, senno e amore", intese come virtù divine; l'agire morale, che mira al bene, conserva l'essere naturale dell'uomo che compartecipa all'essere perfetto di Dio. Imitare Dio è il compito dell'uomo, che legge i segni divini in due libri che narrano entrambi la gloria di Dio: la Bibbia e la natura.
Nella Theologia Campanella afferma la superiorità del cristianesimo rispetto a ogni altra religione positiva, poiché Cristo è capace di rinnovare lo spirito religioso innato nell'uomo e ricondurlo ai comandamenti di Dio. Circa la natura, Campanella identifica il conoscere con l'essere così come si presenta nell'immediatezza dell'esperienza sensibile: anche le "minutezze" in natura rivelano al filosofo l'essere perfetto di Dio. Nella Città del Sole presenta un'utopia politico-religiosa basata sull'organizzazione razionale della vita sociale. La ragione, concepita come "sole metafisico", è frutto di sapienza, potenza e amore.