Pasquale Galluppi
Pasquale Galluppi (Tropea 1770 - Napoli 1846) con le sue Lettere filosofiche sulle vicende della filosofia da Cartesio a Kant (1827) contribuisce a far conoscere in Italia la filosofia moderna, di cui riprende la centralità del problema della conoscenza. In polemica con lo scetticismo e con il sensismo di Condillac, a suo parere caratteristico della filosofia moderna, cerca di formulare una "filosofia dell'esperienza", intesa come fondamento dell'oggettività del sapere. L'esperienza interna (la coscienza) attesta alcune "verità primitive", cioè immediatamente evidenti: l'esistenza dell'io e della realtà esterna, che è l'oggetto immediato delle sensazioni. Facendo leva sulle idee oggettive di sostanza e di causa, le quali sono il frutto dell'analisi e della sintesi che l'intelletto compie nei confronti dei dati sensibili, Galluppi intende dimostrare poi l'esistenza di Dio. Su queste basi, nella sua riflessione etica congiunge l'asserto di stampo kantiano, circa l'originarietà e l'immediata evidenza di una legge morale universalmente valida, con la tesi che tale legge è posta nella natura umana da Dio.