Antonio Rosmini
Il sacerdote trentino Antonio Rosmini (Rovereto 1797 - Stresa 1855) si dedica alla filosofia con opere come il Nuovo saggio sull'origine delle idee (1830), i Principi della scienza morale (1831), la Filosofia della politica (1839), la Teosofia (1859-74, postuma). Impegnato diplomaticamente nel tentativo di conciliare le aspirazioni risorgimentali del Piemonte con le posizioni del papato, traccia le linee di un vasto progetto di riforma religiosa e politica nelle Cinque piaghe della Chiesa (1848) e nella Costituzione secondo la giustizia sociale (1848), messe all'Indice nel 1849.
Idea dell'essere e forme dell'essere
Anche Rosmini accoglie dalla modernità la centralità del problema della conoscenza. Si pone il problema dell'esistenza di idee universali, senza le quali non sarebbe possibile nessun sapere, ritenendo che esse non possano derivare dalla sola esperienza (come vogliono empiristi e sensisti), che in quanto tale non contiene nulla di universale. Rosmini ammette una sola idea innata, l'idea dell'essere, intesa non come una semplice struttura della nostra mente, ma come dotata di un suo contenuto oggettivo. L'idea dell'essere ci è nota per intuizione, è presupposto di qualsiasi conoscenza e condizione di ogni verità e proviene da Dio. Dalla sola idea dell'essere derivano le idee pure (unità, numero, possibilità, necessità, immutabilità, assolutezza) e i principi primi del conoscere (di cognizione, secondo cui l'oggetto del pensiero è l'essere; di non contraddizione; di sostanza; di causa). Tutte le altre idee sono frutto della "percezione intellettiva", cioè dell'atto con cui, coniugando l'idea dell'essere con i dati sensibili, giudichiamo esistente il sentito. Le sensazioni implicano l'immediata coscienza della nostra corporeità, di cui non sono altro che le modificazioni.
L'idea dell'essere non è una realtà puramente psicologica e si distingue in tre forme: 1. l'essere ideale, che è l'essere in quanto oggetto dell'intuizione della mente, indeterminato e puramente possibile; 2. l'essere reale, che è l'essere che si attua concretamente nella molteplicità degli enti e di cui abbiamo esperienza; 3. l'essere morale, che è l'essere in quanto oggetto della volontà, cioè il bene. Ma perché l'essere ideale possa esistere secondo l'infinita virtualità che gli è propria, tra le sue molteplici attuazioni dovrà esserci un essere reale infinito, un'intelligenza infinita, il quale non può essere che Dio.
Persona, moralità, politica
L'uomo è definito come un essere composito, nel quale confluiscono molteplici elementi ordinati e unificati da quel "principio supremo" (in forza del quale l'uomo può dirsi propriamente persona) che è la sua volontà intelligente. L'etica rosminiana si riassume nella formula "ama l'essere, ovunque lo conosci, in quell'ordine che presenta alla tua intelligenza" e si completa nella morale teologica, che consente, con il dogma del peccato originale, di spiegare come l'uomo possa volgersi al male, dopo averlo chiaramente riconosciuto per tale. Nella difesa e nella promozione della persona e dei suoi diritti risiede il compito fondamentale della comunità politica. La persona, infatti, in quanto costitutivamente relazionata alla verità, possiede una dignità per cui mai può essere considerata un mezzo ma sempre fine a se stessa. La libertà è il diritto primario da cui discendono tutti gli altri e la proprietà ne costituisce una sorta di concreto prolungamento. In campo politico sostiene il costituzionalismo e il programma federalistico di Gioberti e auspica anche una riforma radicale della Chiesa, proponendo la separazione del potere temporale da quello spirituale e la valorizzazione della sua vocazione morale e spirituale.