Giovanni Buridano
Maestro all'università di Parigi (circa 1290-circa 1358), è autore di numerosi commenti alle principali opere di Aristotele. Nel campo della logica e della gnoseologia segue i nuovi sviluppi di Guglielmo di Ockham, del quale accoglie la soluzione del problema degli universali: l'universalità è prerogativa dei concetti nella mente, mentre la realtà è costituita interamente da entità individuali.
Nelle opere di filosofia della natura Buridano ripropone fondamentalmente la fisica e la cosmologia aristoteliche e cerca di farle coincidere con il punto di vista teologico, distinguendo tra l'indagine fisica e l'ordine delle possibilità connesso all'onnipotenza di Dio. Dio infatti può intervenire nel creato, sospendendo con un miracolo le leggi fisiche. Buridano critica anche la soluzione aristotelica del problema del moto violento: il proiettile compie la sua traiettoria trasversale non sotto la spinta dell'aria circostante, bensì per un impetus, ossia per una forza impressagli dal lanciatore, la quale agisce da motore intrinseco. Tale impetus è visto come valida ipotesi anche per spiegare l'accelerazione dei gravi in caduta libera e il movimento delle sfere celesti. Con questa dottrina Buridano offre un'anticipazione del moderno principio d'inerzia, che verrà formulato compiutamente, per la prima volta, da Galileo.