Severino Boezio
All'inizio del Medioevo, Anicio Manlio Torquato Severino Boezio (circa 480-circa 524) ha un ruolo di primo piano nella trasmissione del pensiero classico. Egli svolge un'intensa attività politica nella convinzione di poter realizzare un rapporto armonico tra i romani e i dominatori goti del re Teodorico, ma viene fatto giustiziare da quest'ultimo con l'accusa infondata di tradimento. In carcere, prima di morire, scrive il celebre trattato De consolatione philosophiae (La consolazione della filosofia), dove, in un'ottica neoplatonica, sostiene l'esistenza di un Dio come "sommo Bene" e di una provvidenza che regge le sorti umane, le cui alterne vicende possono essere spiegate dalla filosofia, che ha una posizione preminente su tutte le scienze e le arti. Si dedica anche a un'intensa attività di traduzione e commento dei testi logici di Aristotele e Porfirio, assicurando la continuità fra il pensiero antico e quello medievale e introducendo nell'universo culturale cristiano la filosofia, di cui rispetta il metodo, l'indipendenza e la peculiarità. In logica tratta diffusamente del problema degli universali, assumendo una posizione di realismo moderato cioè pensando che gli universali sono solo nell'intelletto per via di astrazione, e quindi sono incorporei.