Gli esordi della scolastica
In sintesi
Redazione De Agostini
Severino Boezio | Severino Boezio scrive il De consolatione philosophiae e traduce e commenta i testi logici di Aristotele e Porfirio, assicurando la continuità fra il pensiero antico e quello medievale. In logica tratta diffusamente del problema degli universali, assumendo una posizione di realismo moderato. |
La scolastica | Con il termine scolastica si designa il sapere filosofico, teologico e scientifico elaborato in età medievale (secc. VI-XIV), perché nel Medioevo la produzione intellettuale è legata alle scuole. |
I fase della scolastica | Primo periodo (secc.VI-XI): caratterizzato dall'indagine razionale sulla fede, con l'ausilio della filosofia neoplatonica (G. Scoto Eriugena, Anselmo d'Aosta, P. Abelardo). |
II fase della scolastica | Secondo periodo (sec. XIII), segnato dal confronto tra teologia cristiana e metafisica aristotelica, con tre direzioni interpretative: a. Bonaventura da Bagnoregio e la sua scuola respingono l'aristotelismo in favore dell'agostinismo e del neoplatonismo cristiano tradizionale; b. gli averroisti latini (Sigieri di Brabante e Boezio di Dacia) segono un aristotelismo radicale; c. Tommaso d'Aquino propone una linea intermedia. |
III fase della scolastica | Terzo periodo (sec. XIV): cerca nuovi equilibri con lo studio rigoroso dei metodi e dei linguaggi propri delle singole discipline (Guglielmo di Ockham, Marsilio da Padova e Giovanni Buridano). |
Scoto Eriugena | Giovanni Scoto Eriugena dà un'impostazione neoplatonica alla sua opera più famosa, De divisione naturae, in cui evidenzia l'esistenza di quattro nature o divisioni. Per escludere antropomorfismi, Scoto Eriugena precisa che di Dio possiamo conoscere e dire ciò che non è più che ciò che è. |
Anselmo d'Aosta e le prove dell'esistenza di Dio | Anselmo d'Aosta elabora prove a posteriori per dimostrare l'esistenza di Dio, che si reggono su una concezione realistica degli universali. Nel Proslogion propone un unico argomento (l'argomento ontologico) per dimostrare a priori l'esistenza di Dio, "ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore". |
Abelardo e il problema degli universali | Pietro Abelardo studia la logica e affronta il problema degli universali, a cui dà una soluzione innovativa, considerando gli universali come parole dotate di significato; applica la logica e la filosofia anche nell'ambito della teologia. In etica sostiene rivoluzionariamente che la moralità degli atti non è la norma esteriore, ma l'intenzione con cui si compie un'azione. |
La disputa sugli universali | La disputa sugli universali, cioè l'essere dei concetti generali, è uno dei temi più dibattuti perché pone il problema del rapporto fra pensiero, linguaggio e realtà. I maestri medievali si chiedono se gli universali esistono come concetti della mente o se esistono anche nella realtà (in quest'ultimo caso, se esistono separati dalle cose o sono nelle cose stesse). |