Le indagini filosofiche
Nel De libero arbitrio Agostino riflette sul male e sulla libertà e giunge alla soluzione che il male esiste, ma è privo di una sua consistenza ontologica (come sostenevano i manichei) perché è semplicemente assenza di bene. Il male fisico è una diretta conseguenza del peccato originale mentre il male morale è un allontanamento dall'Essere supremo.
L'uomo, inoltre, è libero, perché possedendo il libero arbitrio può scegliere fra bene e male, ma la libertà autentica si ha solo scegliendo ciò che realizza pienamente il bene. Nel 390 scrive il De vera religione, in cui afferma la sostanziale coincidenza fra vera filosofia e vera religione, dal momento che la filosofia è il miglior strumento per indagare la verità e quest'ultima è una luce spirituale donata direttamente da Dio. Particolarmente significative sono le Confessioni (397), in cui accanto a episodi autobiografici affronta il tema della memoria, concepita platonicamente come il ricettacolo dei primi principi della scienza e del desiderio di felicità, e del tempo come "distensione dell'animo", rilevazione del soggetto che coglie il passato tramite la memoria, il presente con l'attenzione e il futuro con l'attesa.
Agostino sostiene una dottrina gnoseologica di stampo platonico: la sensazione è l'azione dell'anima sul corpo, da cui l'anima trae le rappresentazioni degli oggetti, poi giudicate sulla base di criteri innati che le derivano da una Verità superiore, accessibile grazie a un'illuminazione divina.